L'Amore
prova ad andare oltre la morte
Inizio
del 1829: il pittore Delacroix gli presenta una sua cugina: Alberthe
de Rubempré. Ha 25 anni. Graziosa, ma soprattutto originale,
spiritosa, diversa. Forse è una specie di Circe: si dedica
all’occultismo, veste abiti bizzarri. Delacroix ricorderà anni dopo
un suo vestito di velluto nero e uno scialle rosso avvolto sulla
testa.
Nel
1853 – Stendhal è morto da 10 anni – fece sedute spiritiche per
evocarlo e parlò con lui grazie ai salti del tavolino.
Ci
riuscisse o meno, per Stendhal rimase quella che batteva tutte le
altre in “puttaneria”. Per lei fu geloso, all’inizio, di
Delacroix e poi del solito compagno di libertinismi, spirituali e non,
Mérimée.
Poiché
abitava in Rue Bleue, Stendhal la chiamò “Madame Azur”: spasimò
mesi prima di averla. Fu lei che ebbe il coraggio, o
l’indiscrezione, di liberare una volta per tutte Stendhal della fama
di "babilan” (impotente) che lo accompagnò dopo un
“fiasco” con una prostituta giovane e bella: cura che avrebbe
dovuto aiutarlo a guarire dal doloroso amore per Matilde.
Come
in altri casi, Stendhal fu prima il sedotto e poi l’abbandonato e il
tradito; e ancora una volta ne soffrì molto.