Per
molti che lo conobbero, la vera arte di Stendhal fu la sua
conversazione, pirotecnica. Tutti concordavano sul fatto che quel
tozzo signore diventasse in un salotto un caos ben organizzato:
effervescente, strampalato, libertino, illogico, cinico,
paradossale, spiritoso, immorale, atroce, un “grosso
Mefistofele”, un “macellaio italiano”… né si risparmiava:
giocava sulla sua bruttezza d’anticipo, come Cyrano sul suo naso,
e, all’occorrenza, era “maldestro per diletto” (“Ricordi
di egotismo”). Diletto è la parola chiave.
Ghigliottinare
tutti gli uomini over-50?, aggredire le donne che si desiderano fino
magari allo stupro (lui così timido!)?… Non si doveva mai capire
se stesse scherzando. Innumerevoli i sarcasmi soprattutto sul
cristianesimo. George Sand e il suo De Musset, tra i tanti, ne
furono scandalizzati.
Stendhal
cercava in ogni caso l’imprevedibilità e amava, per gusto della
contesa e spirito teatrale, sostenere il punto di vista opposto di
chi avesse appena parlato, tanto più se pomposamente: come
resistere alla tentazione di punire l’altezzoso che dimentica
che la vita è un gioco?