"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 9, dicembre 2004


 

 

Sophonysba Poliakoff

 

 

 

 

Ovvero:

Cosa disse Sigmund Freud a Porgy and Bess?

 

Tra tutti questi medici, dovrei sentirmi sicura come quando al concerto sai che, essendo una prima, all’immancabile urlo “C’è un dottore in sala?” accorrerà uno sciame di primari, chirurghi, logopedisti, agopuntori, perfino farmacisti!

E invece, a esser proprio sincera, una certa angoscia mi preme. Sarà per un disco che ora fa robuste carezze alla mia stanza e che ascolto non più d’una volta all’anno - per carità, per non sciuparlo nell’abitudine, ma quella volta con pieno slancio! – Dico la Rapsodia in Blue di Gershwin, che specie col pianoforte e la direzione del Lenny Bernstein resta d’un trascinante meraviglioso!

 

Ecco, il Gerhwin, che era ricchissimo e famosissimo, coi dottori andò d’accordo quanto con la mamma, e cioè niente. Se poi parliamo del suo psicoanalista, c’è da correre tutti – piuttosto – dal mago Otelma, che certo costa meno…


Il dottor Zilboorg era uno dei più prestigiosi psicoanalisti di New York: proprio come la famiglia di Bernstein, era ebreo e veniva dalla Russia. La sua però era una famiglia di alto lignaggio e adeguata ricchezza: già ministro del governo di Kerenskij, appena dopo la prima rivoluzione del 1917, era emigrato in America quando arrivarono i bolscevichi. Parlava facilmente otto lingue, scriveva libri sulla “psichiatria dinamica”, si vantava di essere un cuoco con tanto di diploma Cordon Bleu, di essere il vero autore delle Piccole volpi– strepitoso successo a Brodway nel ‘39! –, giusto per la banale ufficialità attribuibile a una sua paziente (la Lillian Hellman). 

Avendo superato tutte le inibizioni, una sua seduta costava cento dollari degli anni 30: se poi fosse capitato di fare del sesso con la paziente nel corso della stessa, era così liberale da non pretendere che la prestazione implicasse un sovrapprezzo.


Al veneratissimo celeberrimo Gershwin (ricordate lo scambio di battute con Stravinskij? Se no, ve le racconto la prossima volta che ora son proprio di corsa), però dai terribili mal di testa e dalle insicurezze sorprendenti, Zilboorg fu consigliato da Kay Swift, donna di abbacinate bellezza che era già stata sua amante, nonché, almeno durante le sedute di psicoanalisi, amante di Zilboorg.

 

Era proprio il tempo in cui Gershwin era tanto innamorato di Paulette Goddard, luminosa indescrivibilmente, il cui solo difetto era di essere ancora la moglie di Charlie Chaplin, a sua volta - come è facile complicare una povera vita! - amico di Gershwin.


 

I sintomi davvero gravi di Gershwin (a parte i mal di testa sempre più atroci: allucinazioni olfattive, vertigini, intolleranza alla luce,  allergia per il produttore Goldwin, ecc.) vennero riconosciuti dal prestigioso dottore come segni chiari di un paio di complessi da manuale: un abnorme Edipo nei confronti d’una madre , la signora Rose, verso il figlio gelidissima, ma allo stesso tempo atrocemente distruttiva di qualunque cosa (un’opera, un film, molti soldi!…), il figlio riuscisse a fare, e il complesso di colpa per essere divenuto il traditore di Charlot.

 

Da ciò sedute su sedute. Mentre Gershwin aveva un tumore in testa, del quale a nemmeno quarant’anni morì.

Vedi tu cosa può succedere[1] quando si dà “un eccessivo risalto alla psicodinamica del paziente a spese del suo stato fisico”?



[1] Leggo da J. Geyser, The Memory of All That: The life of George Gershwin, New York 1998, che una frase così non saprei inventarla neppure mi dessero cento anni di psicoanalisi…


 

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