"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 9, dicembre 2004


 

   Some like it hat!

per un galateo del cappello

 

di Lord Cosmetico


Anzitutto[1], via quel cappello da sopra il letto ché siamo venute fin qui di corsa mica per fare le messe di suffragio davanti all'attonito cero e alla viola mammola, non sia mai! Ancora non è scattata l'ora fatale del destino, quindi bimbi tranquilli, quando arriva avvisiamo noi. Secondo poi, lasciamo stare il bicorno[2], ché già vi vedo lì a specchiarvi con la manina nel panciotto, come se non lo sapessimo tutti che oggi più politicamente scorretto di così c’è nulla; e soprattutto dopo il ritiro dal mercato dei fanghi e dei funghi Waterloo. O volete forse rischiare l’accusa di revisionismo? 

Non mi si venga a raccontare poi di cappelli da prete ché le cucine[3] a quest'ora son chiuse, e le sale da biliardo[4] per certi arzigogoli à la Scuro, beh ne riparliamo quando sarete maggiorenni…


 

[1] C´erano tante note. Le abbiamo tolte quasi tutte.  Gadda in calce ai suoi disegni milanesi.

[2] Vezzo napoleonico di portarlo senza pennacchio e sprovvisto d’ogni ornamento da maresciallo dell'Impero:modestia corsa?

[3] Sorta di zampone tricornuto, specialità rustega delle province trinariciute. Da ammollare lentamente in pentola, onde dissalarsi; quindi insaccare debitamente forellato entro gualdrappe canapee, perché in casseruola sbollisca schiumando il grassume. Aggiungere poi carota, sedano e cipolle: a contubernale per almeno tre ore. Servire infine caldo, e che la cotenna biscrocchi al taglio.

[4] A biglie duellanti, la propria, colpirla in testa sì da sfrangiarla il più possibile a destra onde, di sponda tre volte, la si fermi alfine immota in copertura, smazzato totalmente il castelletto birillico. 


Del resto, delle grettezze e delle usure nelle province da quadrucci in brodo non ci aveva già forse spiegato tutto lo zio De Marchi? 

E voi ancora lì con la mode religieuse alla Diderot, e tutti quegli zuccotti, anche cardinalizi, sempre con la scusa che sono chicche chicchissime e assai commendevoli soprattutto in tempi di ragionata apostasia. Ma fatemi il piacere! Via tutte quelle tonache torve e i visi bigi...  - Scarterei anche l'idea d'un bel piumaggio militaresco e rampollante, ché quella faccenda al Cinema dell’Ing. Gadda[1] ci bastò e avanzò: a futura memoria…


 

[1] Conscio dell'eccesso a cui m'ero abbandonato, una sorta di angoscia mi prese. Per una di quelle subite cadute morali che paiono il venir meno nel corso d'un disperato nuotare, mi feci improvvisamente perverso: entrai risoluto nel Cinema--Teatro Garibaldi, il rutilante trionfatore del gelido e rattrappito Eldorado. Carlo Emilio Gadda, Cinema, La Madonna dei Filosofi, 1931


Tanto più che, a dispetto dei consigli di Fra Galgario[1] e dell’Anna Maria Ortese[2], una bersaglierie siffatta, con tutte quegli atouts e quelle pretese, potrebbe esser suscitevole di cupidigie invidiose persino nell’Alfonso Lamarmora istesso[3], e noi -si sa- stiamo da sempre con i Carabinieri di Pinocchio, quindi bando alle illusioni, e che ognuno si accomodi nei propri ranghi!

Tre volte no anche alle piume moschettiere, ché pure quello s’è esaurito, intendo il tempo dei gatti lupeschi e fiabeschi; per non dire poi dello stile Early Carabosse[4], genere Hans Makart[5] alla guida del corteo per le nozze d'argento dell'Imperatore e Sissi: due metri d’altezza per un copricapo come nemmeno Kiki[6] ai tempi del Cuccù. Meglio volgersi a più frivoli propositi, e allora via alla masquerade ottocentesca! E vai col bailamme di capellini d'ogni tipo: all’Anita[7]: tutti fronzoli e pizzi e gale come indivie ricciolute; alla Orientaaaaal[8]: con tanto di diademi incastonati tra veli turbanteschi e barbareschi; à la Puppet: con molti ciuffi e ciaffi di chiffon che scuffiano attorno alle gorges, nutrite opportunamente a burro e paté; Victorian Age[9], consigliabile se si abbiano ciglia bislunghe e fatali (in caso contrario, bene lo stesso, purché si cali la falda sugli occhi alla sgherra, ché tanto Tenebra fa molto mistero). 


[1] Intese far l'idea dell'allegrezza in sì leggiadra, e gaia positura,che li si vede in faccia la baldezza. Abate G.B.Angelici

[2] Liason amorosa e dolori da Infanta sepolta: il Cappello Piumato, Anna Maria Ortese, 1979.

[3] Colonnello (1848), Tenente generale (1849), Generale d'armata (1856), Ministro della Guerra e Presidente del Consiglio (1859), Prefetto di Napoli (1861), Primo ministro e Primo luogotenente di S. A. R. il Re a Roma (1870): un forziere di medaglie appuntate sul petto, ma sotto sotto invidia fachiresca per quei copricapi magnificamente pennacchiuti del fratello Alessandro, ineroico per i più ma fondatore del corpo dei Bersaglieri.

[4] Nella Bella Addormentata di Ciaikovski è la Fata bizzosa e menagrama curva sulla culla di Aurora a far ogni sorta di cabale con tanto di cotillon di malvagità serpentesche in testa. Per estensione: il “troppo è ancora troppo poco”, siccome evidente nelle decorazioni della sagrestia vecchia dell’abbazia di Novacella, Neustift, attribuibili forse alla mano medusea del Sartori di Castion Trentino   

[5] Prinz dei Pittori alla corte di Wien, fautore dello stile historiches-meringhen, ridondante e mai pago; istrionico, trasformista, collezionista esuberante, ma forse più pique-assiette che serio accumulatore di bizzarrie; morì giovane dopo aver presentato Klimt al Re. L’olio raffigurante il suo studio è opera di Rudolph von Alt, ed è conservato oggi presso l'Historisches Museum der Stadt auf Wien.

[6]  Alice Prin: nei ritratti di Man Ray nuda; sul palcoscenico della Terrasse de la Rotonde o al  Jockey, col nome di Kiki, sommersa di boa, manicotti e pellicce; “étoile de mer” –sempre-  almeno secondo Desnos. Morì poverrima e dimenticata, leggendo la mano a pagamento nei caffè. Era il 1953.

[7] Giovane, sfacciata e fresca sposa di M.D. de Aguiar, con casa casato e cespiti redditizi a Morro della Barra; poi, dopo il 1842, anche ardimentosa eroina, quindi moglie e madre di tutte le utopie garibaldine, ma solo di secondo letto.

[8] Trattasi di orientalismi alla matriciana, ormai ordinari anche alle soirées danzanti sull’Appia antica. Preferibilmente accompagnate da scalone wandosirico, del Trenta, e musiche originali e sentimentaaaali in sotto fondo. Appannaggio quasi esclusivo delle Imelde e delle Jacarande. 

[9] Si confrontino i ritratti giovanili di Vita Sackville-West quando ancora Violet Trefusis non era così confusis.


E, in fondo, perché non esagerare con la grande meringa pirotecnica da Soirée Verdurin? E sulla cima tutta un'eruzione di piume di struzzo in tessuto minoche - delicatissima! - e tanti occhioni di pennuti edenici, cangianti e miracolosi, che poi sarebbe finalmente ora di scoprire cos'è mai quest'uccello del paradiso? E dove vive? E come fa a mantenersi così in forma, ché la vorremmo seguire pure noi la sua dieta, se poi le piume gli restano sempre così ordinate e perfettissime e bon ton. Se invece, a conti fatti, nulla vi convince, sapete che vi dico: seguite senz’indugio il consiglio di Jerome K. Jerome, è una soluzione: comperatevi una bella tiara con tanti diamanti e diamantesse d’ordinanza. Le mogli esasperate a volte lo fanno, e giustificano poi la spesa spiegando ai propri mariti: ma caro, così ho risparmiato sul cappello!  

 

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