"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 8 luglio 2004
Elogio degli uccelli di Giacomo Leopardi |
5. Sì perché sì, No perché no (Cip-cip perché cip-cip!)
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“Una vita a caso...” (Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere)
“...e quelli non so comporre se non per caso.” (Lettera a G. Melchiorri, 5 marzo 1824)
Un giorno Dostoevskij s’angosciò e disse: “Se Dio non c’è, tutto è possibile!”; ma non sapeva che già da tempo Leopardi aveva detto, e non solo agli uccelli: “Poiché tutto è possibile, Dio non c’è!”... Digerito il colpo, dopo circa un secolo e mezzo glossò allora Emanuele Severino: “Ecco la prova che Leopardi è il primo filosofo contemporaneo!” (cfr. Il Nulla e la Poesia). L’approdo del “sistema” di Leopardi (la sua risposta alla domanda capitale di Leibniz sul perché al posto del nulla ci siano le cose!), è infatti che il farsi di pietre piante e pianeti è tutto un Lì per Lì, il combinarsi e scombinarsi di un bric-à-brac casuale, senza progetto (bye.bye, Platone!) o finalità: “le cose stanno così, perché così stanno e non perché così debbano assolutamente stare” (Zib. 1229-40); “Niente preesiste alle cose. Nè forme o idee, nè necessità nè ragione di essere, e di essere così o così... Tutto è posteriore all’esistenza” (Zib. 1616). Voilà in un batter d’occhio sbucare, dal diario di un ventiquattrenne di provincia, le più drastiche e conseguenti tautologie del pensiero occidentale a proposito del non-senso delle cose! Sentenze, com’è subito chiaro, perfettamente agli antipodi della tautologia forte, spiritualistica e provvidenziale del “reale è razionale” (e ritorno) di Hegel!... - Insomma, facile ormai riconoscere un Leopardi mica tanto diverso dalle constatazioni laconicamente beckettiane del Tractatus del giovane Wittgenstein! Aggiungiamo allora ancora una glossa di Severino: “in quanto provenire dal nulla, il divenire è assoluta imprevedibilità” (op. cit.), dove imprevedibilità significa ingiudicabilità, poiché nessun fondamento è dato per discutere seriamente di Questo e di Quello con lo scopo di ricavarne un giudizio che possa interessare quel “filosofo pratico” che Leopardi sempre più fu: e quindi Morale, Estetica, Storia, Politica... tutte le discipline più barbute e barbose dell’Occidente saputello finiscono regolarmente e ilarmente sfondate nel gioco gioioso delle Operette! Rispetto a tutti questi discorsi - pars destruens, insegnavano i tomisti - l’Elogio degli uccelli è fantasmagoricamente costruens! - Vale infatti il principio probabilistico, che poi enunciò con uno dei suoi apologhi Bertrand Russell: poste per un’infinità di tempo un’infinità di scimmie a battere infinitamente a caso ognuna su una macchina da scrivere, non può non esistere una probabilità x che una scimmia non meno ignara delle altre, digiti la sequenza esatta dell’intera Commedia di Dante! Ecco: questo sono gli Uccelli! La casualità incommensurabile del nulla che genera a un certo punto del tempo uno stormo di cinciallegre! - Euforia per la perfezione improvvisa del caso! Altro che fare 666 all’Enalotto! - E dunque Vita! Canto! E ringraziamento! - Gratuità! - Danza! Amore! |
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