"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 7, aprile 2004


 

   I love you, Venice!

Nixon, Reagan e Carter: tre presidenti USA a Venezia

 

di Mat de Boing


Nixon in China? Molto, molto più a Oriente, dai Cini di Venezia.

Luglio 1963, una delegazione americana giunge in laguna; é capitanata da Richard Nixon, e risulterà giusto un tantino meno titanica di quella di là da venire, e ben più famosa, arruolata in occasione dell'incontro epocale con Mao Zedong (un entourage di circa trecento persone, e menomale che il minimalismo occidentale... tutta una scena di massa da Moses und Aron...)

Nixon è a Venezia per sostenere "The Artist's Workshop Venice", istituzione benemerita di cui è presidente, sorta di gruppo giovanile, artistico e manufatturiero, attivo nel campo vetrario e perciò benissimo e en pendant con san Giorgio Maggiore e i corsi di Alta Cultura.

 

Buffet raffinatissimo, ospitalità inappuntabile, slanci amichevoli, e tanti tanti accordi futuribili per opalescenti intese. "Bisogna aprire nuove vie per rivivificare e qualificare la produzione americana e vincere l'inflazione", Vittorio Cini, mecenate provato, ascolta silenzioso i riflussi d'oltreoceano, ma la memoria torna alle medesime parole pronunciate da Rooslvelt, prima della guerra… (che lo spin doctor sia sempre lo stesso?) 


Racconta Vittore Branca: qualche giorno dopo il pranzo ufficiale, non fiori furono recapitati in reverente ossequio, ma un pesante portacenere di cristallo - cetaceo trasparente - con su la scritta The Vice President of the United States. Malizioso un dubbio: "Ma ormai Nixon non è più da due anni il vice-presidente", e Cini, dandy del ritegno: "Si vede che anche così vuole condurre la sua dichiarata guerra all'inflazione e alla spesa pubblica: e gira per questo il mondo con una scorta di quei suoi maestosi e pretenziosi portaceneri." Wateriness o Watergate?   


Più spiritosa la visita di Carter, assai schietto e à la main: ogni mattina si sottrae alla vigilanza della scorta stremandosi in ore di jogging antelucano; alle zattere ciacola in dialetto coi gondolieri, alla domenica non perde mai la funzione al Redentore.Assieme ai Sette Grandi si fa poi pellegrino sentimentale tra le pale d'altare ossidate nell'opacità, e certo non tralascia l'occasione di sparlare della Tatcher. - La Lady di ferro: contemplatrice assente, la gioia assopita negli occhi suoi e come sospesa nel barbaglio di smalti sconosciuti, c’è chi dice sia immune a qualsivoglia afflato, figuriamoci alle estasi visionarie. Passeggia per ore rigida e atona, un sorriso scialbato nell'insofferenza temperata; capace però di guizzare involontariamente comica, quando dinanzi alla maestosità quieta della "manica Lunga" di Michelozzo domanda: "Come fate a tenere così pulito il pavimento di queste centinaia di metri?" E allora Carter sottovoce ai vicini: "è fatta così: anche in politica sa solo guardare terra terra e tenere lucida l'apparenza vittoriana e solido-borghese del suo paese."


Reagan nell'ottantasette è a Venezia per il secondo vertice italiano dei Sette Grandi. Ha portato con sé mobili personali, uno speciale letto per il riposino pomeridiano  - come il Generale de Gaulle in viaggio elettorale? - e tanti, troppi cops e guardie marine per la scorta alla sua serenissima "persona presidenziale". 

I lavori del Summit sono ospitati al piano nobile del palazzo della Fondazione, e già dallo si profila l'irreparabile incidente diplomatico: lo stivale yankee incespica e giù! uno scivolone tutt'altro che keatoniano - gli stunts di Hollywood?- sulla scalinata del Longhena; immediato il comunicato: o si trasloca tutti al pian terreno o la delegazione U.S.A ne resterà fortemente indolenzita, amareggiata...  

Nuovo ghiribizzo d'umore e tutto un aggricciare di nervi dinanzi al corposo volume all'Enciclopedia  dello Spettacolo, patrocinata dalla Fondazione: inspiegabilmente manca la voce Reagan Ronnie, attore, e allora via con i ripicchi, le occhiate in tralice.

 

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