seguente
e nella seguente l’eco della precedente: come se in questo scorrere
l’una dall’altra ci sia più verità che in ogni parola lasciata
da sola. - Quante cose possono nascere dalle “effe” di Felici
e di soFFrire?
Arreda
la tua mente e vivi lì,
fuggi
la fosca fiera dei felici.
Devi
soffrire meglio di così
Se
vuoi sventare i loro malefici.
Soliloquio
di una Molly superdivertente e piena di grazia, che abita come certe
figure di Beckett uno spazio notturno e poco definito, ma che in certi
momenti si concretizza in un salvifico cesso chiuso dall’interno, le
Quartine emergono da un mumble-mumble per lo più
pre-verbale, che solo qua e là cristallizza una rima. E già questo
gioco tra parole e silenzi è così bello, e così vero.
Così,
tra flusso ininterrotto ed epigramma, il discorso si sospende e si
riprende oltre i silenzi bianchi delle pagine su cui galleggia e
respira una sola quartina alla volta. Ne nasce anche una specie di
effetto da strip, per cui la quartina si fa leggere come una
striscia dei Peanuts, che in sé è già perfetta, ma che allo
stesso tempo rimanda a altre strisce, in un racconto che può non
finire mai. E vale per le Quartine la stesso cosa che vale per
Snoopy: per ridere bene d’una sola striscia, occorre assolutamente
conoscerne molte altre.