"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero Numero 6, dicembre 2003


Ogni scrittore, come ogni persona, ha le sue stelle d’orientamento, e a sua volta è stella (danzante?) per altri. 

Proviamo a segnalarne qualcuna

 

Otto poesie di John Donne tradotte da Cristina Campo e  Patrizia Valduga

 


 

1. Dante

 

 

C’è in Donne un’euforia, e una megalomania, amorosa, paragonabile appena a quella di Dante, il quale, amando Beatrice, ama la Teologia stessa, Bene autentico del mondo.

Le poesie per Anne More sono Aleph lucenti in cui tutti gli amanti del mondo devono convergere con sguardi stupiti: e lì contemplarvi perfezioni amorose di cui sono appena ombre anelanti.  Dalla mistica Imitatio Christi, dunque, alla non meno struggente e impossibile Imitatio d’un solo amore che ci si rivela perfetto.

Nella stagione – qui lunga quanto un matrimonio! - dell’eros euforico e dell’intimità , John Donne canta così il suo microcosmo infinito, la monade in cui tutto l’universo trova quint’essenza e rivelazione del proprio bene più puro: tutti gli altri amanti attingano a questa lucente ampolla alchemica che nulla potrà mai vuotare, e si riconoscono copie evanescenti di tanta Luce: è già un bene quasi sovrumano esserne citazioni imprecise e sonnambule, predizioni fetali d’una nascita a cui non perverranno mai su questa terra.

…a fare i sofisticati, è un caso di platonismo predicato e praticato alla lettera e allo stesso tempo bestemmiato: Donne canta il suo amore al quadrato come una scheggia di cosmica iperuranica perfezione venuta miracolosamente indenne a luccicare sul nostro opaco atomo di metafisico Male.

 


 

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