"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 5, ottobre 2003

 


Interviste impossibili  di Giorgio Manganelli

 

 

 

 

16. Pozzi taciturni

 


Passare una sera davanti allo specchio, e solo per stare in compagnia? Naaah!, oltre che triste cenino con latte caldo e cesaripavesi, si cederebbe alla moltitudine incontrollata dei riflessi, col rischio poi di ritrovare il profilo nostro illividito nelle sembianze d’un tal qual antenato, uno che cent’anni fa s’aggiustava il neo con lo stesso vetrino che a noi offre oggi servigi per sistemare il toupet! No, no! C’è mai piaciuta la poetica delle Langhe, tantomeno gli inviti a cena con esame di coscienza! Molto meglio, semmai, la visione di sogno prospettata da Bufalino e Bontempelli: un bambino punito  viene chiuso in una camera; il tempo si ferma e “arresta” la clessidra, spietata ladra d’acqua; lo specchio d’improvviso potrà ora svelargli l’atlante dell’Impossibile… o forse l’Allegoria della visione esatta, siccome insegnava Jurgens Baltrusaitis nel Miroir, saggio su una leggenda scientifica: “lo specchio mostra l’invisibile […] L’immagine del sole impiccolita o duplicata accende il fuoco. Flotte intere sarebbero state annientate dagli specchi. Lo specchio consente di guardare di là degli oceani, e sulla luna tratteggia segnali visibili ovunque. Lo specchio è strumento di oracolo e facitore di spettri.»  

Quante ragioni aveva, allora, Manganelli: segregarlo nelle ante degli armadi!  

Perché lo specchio, questo luogo che tutto ospita del mondo, eccetto i rumori, il bel chiasso della vita, sembra il portatore di una superbiosa amarezza, un che di sdegnoso e gelido, una grafica, taciturna imitazione della morte. Sebbene uomini ingegnosi e audaci l’abbiano tentato, come il cronista di Alice, è proibito entrarvi da vivi, entrare nello specchio; esso se ne sta immobile e infecondo, come uno specchio d’acqua immota chiusa nella vera di un pozzo; indifferente non trattiene immagini; ma solo ne cancella la voce ne ignora l’odore; lo specchio è il luogo del freddo, della solitudine, è la nostra fotografia pronta per il nostro documento di fantasma. Lo presenteremo, taciturni, all’ingresso del pozzo taciturno". (Improvvisi per macchina da scrivere).

 


   torna su

 torna a