"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero Numero 4, aprile 2003


Ogni scrittore, come ogni persona, ha le sue stelle d’orientamento, e a sua volta è stella (danzante?) per altri. 

Proviamo a segnalarne qualcuna

 

Per Don Giovanni di Lorenzo Da Ponte e W. A. Mozart:

 

 

23. Jules Laforgue

 


 

 

« Les arts seront fumistes ou ils ne seront pas »

(L’Hydropathe, maggio del 1880, numero 12 della rivista)

 

Il Fumiste odia le donne, difatti le sposa. È “il burattino delle lettere, tristezza eterna delle cose », il mandarino intossicato di poesia, l’istrione in marsina bianca e cravatta nera, praticamente un “monocolo nell’occhio divaricato”. Pierrot, così ossessionato dalla Luna (un po’ come Montherlant da Port-Royal), Pierrot si diletta con certi articolini per il Pornographe, ma in realtà è versatissimo nella scienza dell’escatologia e nell’arte della piroetta… Indifferente come Gilles di Watteau, se ne impipa d’ogni rimprovero rigoletto “ah sempre tu spingi lo scherzo all’estremo…”, ché -in fondo- egli è colpevole solo di certa dulia del Sé, culto dissennato del Moi-Magnifique. 


Ah il matrimonio! Malusanza per tristi individucci… “mi vedrete sganarellizzato da solo” urla e strepita, e delle donne continua a far strage ogni giorno. Quando  poi gli capita di essere strozzato dalla vera coniugale, beh allora non c’è scelta… d’un tratto si fa “fumista sadista”.

Littré ci soccorre “il termine fu dapprima accostato all’estetica di Rimbaud e Mallarmé” come dire Pierrot è in tutto un ribaldo rimbaldiano, per di più mal’armato… 

La Fumisteria è infatti la più alta forma di mistificazione, la provocazione universale su tutto il nulla; è la rima insensata delle canzoncine da cabaret,  il riso giallino paglierino e “hydropathe” che in Alfonse Allais e Salis ebbe i suoi più folli condottieri. (erano gli anni dello “Chat noir”, pullulavano i letterati di nicchia che si tingevano i capelli di blu “per lottare contro le idee nere”).

Ora, Pierrot ama la sua Colombinetta; e la sposa, la vezzeggia, le accarezza i piedini,  addirittura si strugge per le sue tenere spalluccine… arriva persino a concederle la confidenza del Tu (in Amleto o le conseguenze della pietà filiale è per contro Ofelia timidamente a domandare: “Posso darti del tu?” lasciando quell’Amleto patafisico del tutto esterrefatto: ma vattene in convento!). Pierrot la adora, la sua micetta pollastrella; e l’avvolge da ogni lato, la copre di baci, la prende, la lascia, la riprende… sta quasi per goderne, ma poi scatta in lui il Diktat dell’Imperativo Sadista, un dongiovannismo al negativo, cinico e spietato, sicché la prima notte di nozze, e le seguenti, sceglie di non sfiorarla: “Non non sarà mia! E passare tutte le notti al suo fianco! NO, la vertigine alla fine mi scaglierebbe contro di lei!- Bisognerà inventarsi un regime, un regime un regime… dormiamo!”

Del resto, già altrove (dimanches) Laforgue:

 

Mi sento troppo pazzo, 

Da sposato maciullerei la bocca 

della mia bella, e caduto in ginocchio,

le sussurrerei queste parole losche:

“il mio cuore è troppo centrale!

E tu non sei che carne umana ;

non puoi trovarmi ingiusto

se ti faccio del male »

 

Ma Colombinetta stenta a capire la “delicatezza” del suo maritino, e se ne lamenta: “Sono ancora vergine! che diranno le mie amiche?” E arriva persino a discuterne con la madre,  a interpellare il medico, a minacciare la separazione per via degli insistenti “rifiuti” a concederle quel che ogni donna avrebbe pure “diritto di pretendere”, o no?

Il finale è geniale. Pierrot disgustato “usò la sua ultima notte di marito per sfiancarla d’amore come un toro; poi, al mattino, fischiettando, fischiettando come se nulla fosse accaduto, fece le valigie e partì per il Cairo” … “T’amavo per davvero; saresti stata la più felice fra le donne, ma non m’hanno capito. E ora eccoti qua, vedova e non più maritabile.”  

Come dire, la donna che ama e che cede va sempre torturata con il rifiuto, ma quando è poi lei a “rifiutare” un simile train de vie, allora  può solo l’accoppiamento sadico, estrema forma  del dongiovannesco disamore.


 

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