Altro
capolavoro scritto in un lampo.
Marzo
1924: Kafka è a Praga per tre settimane. Iniziò a sentire un
bruciore in gola mentre beveva. La tubercolosi stava arrivando alla
laringe. La voce così gli cambiò: da dolce e calda a un bisbiglio
sempre più roco.
Kafka,
che si era sempre sentito incapace di apprezzare la musica, dopo aver
immaginato che perfino le Sirene non cantano, inventa Giuseppina, diva
appena sibilante di un popolo di topi:
“La
nostra cantante si chiama Giuseppina. Chi non l’ha sentita non
conosce il potere del canto. Non c’è nessuno che non sia trascinato
dal suo canto, e ciò ha tanto maggior valore in quanto la nostra
razza in complesso non ama la musica. Pace in silenzio: ecco la musica
a noi più cara; la nostra vita è difficile e anche se talvolta
tentiamo di scuoterci di dosso tutti gli affanni della giornata, non
sappiamo elevarci a cose tanto lontane dalla nostra solita vita come
la musica. Ma non ce ne rammarichiamo gran che; non giungiamo nemmeno
a questo; una certa furberia pratica, della quale d’altronde abbiamo
anche estremo e urgente bisogno, è secondo noi il nostro massimo
privilegio…”