Novembre
1901. Franz Kafka ha 18 anni. Si iscrive all’Università tedesca di Praga.
Prima a filosofia, poi, assieme a Hugo Bergmann, suo compagno di liceo e come
lui ebreo, sceglie chimica. La scelta implicava un azzardo. Questo è il ricordo
di Bergmann:
“Per
un ebreo laureato, se non si faceva battezzare, erano accessibili, nella
situazione di allora, praticamente soltanto le professioni “libere”: non gli
rimaneva che diventare medico o avvocato. Non era questo che noi due volevamo, e
così cercammo un’altra possibilità. Ci venne consigliato di studiare
chimica, perché per gli ebrei esisteva la possibilità di venir assunti
nell’industria chimica.”
Come
devastatori di alambicchi, durarono poco: sia Bergmann che Kafka erano infatti
del tutto maldestri in laboratorio e le provette si frantumavano quasi
d’incanto nelle loro mani.
Bergmann,
che era sempre stato brillante a scuola, scelse allora di studiare matematica,
fisica e filosofia (divenne rettore dell’Università di Gerusalemme). Kafka,
studente non più che mediocre che aveva superato l’esame di maturità “solo
con l’imbroglio”, scelse la quieta e desolante facoltà di giurisprudenza:
una delle peggiori dell’università. Non vi s’imparava nulla e gli esami si
limitavano a performance da pappagallo: ripetere a memoria rosari di leggi e
ordinanze per l’orecchio da tempo esausto di insegnanti avulsi, insulsi, forse
inesistenti.
Kafka
si laureò il 18 giugno del 1906 con il voto di “sufficiente”.