"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 3, marzo 2003


Ogni scrittore, come ogni persona, ha le sue stelle d’orientamento, e a sua volta è stella (danzante?) per altri. Proviamo a segnalarne qualcuna

 

 

Per i racconti di Kafka:

 

 

16. Fusini

 

I comici castelli dell’agrimensore K. e di Macbeth

 

 

 

“E’ chiaro che solo la credenza di K. nell’illusione del Castello sostiene quella rappresentazione. K. è comico per come lotta contro l’evidenza di ciò che vede, per mantenere la propria illusione, che ha la forza della negazione infantile, inattaccabile da ogni dialettica, estranea al principio della contraddizione. Cacciari ha ragione: per intendere Kafka si dovrà abbandonare il punto di vista della contraddizione – come lo si dovrà abbandonare per intendere ogni bambino!

(…) K. è un eroe; un eroe alla Macbeth, come lui alla fine forse un po’ folle e forse un po’ clown; un povero idiota che alla fine si trova, come Macbeth nel “suo” castello, impalato a una spirale di segni che gli vorticano intorno. Improbabili foreste che camminano, uomini vivi non nati da donna, che lo sfidano a duelli perduti in partenza per lui, gli si stringono intorno minacciosi. Sono segni che si fanno sempre più remoti dall’origine, sempre più incomprensibili: può una foresta strapparsi alle proprie radici? Può un uomo strapparsi dal ventre di donna senza che ne sia partorito?

(…)  

E’ un vagare comico quello di K., per noi: comico come il suo coprirsi gli occhi, quel suo darsi tanto da fare per non vedere, il suo sistematico fallire ogni indovinello.

 

Lo spettacolo della sua innocenza, o tragica ignoranza, è il nostro “spasso”: non dissimile dal divertimento che proviamo per ogni eroe che dia spettacolo della sua impotenza a intendere ciò che gli capita. Anche Macbeth, ad esempio, perché non capisce che ciò che le streghe hanno proferito è un oracolo diabolico? E perché non lo sa intendere proprio K. che interpreta ogni minimo rumore, ogni gesto, sopraffatto dalla sua angoscia? E’ chiaro per noi che è lui a gettarsi a capofitto nell’errore… E questo è comico.

Ma qualora vedesse la “cosa” semplicissima di cui si tratta, che dovrebbe fare K.? E soprattutto, ci sarebbe qualcosa da fare? Se non addormentarsi con essa appunto: ammesso che possa dormire, cosa che a Macbeth, come a Kafka, non riesce.”

 

Da N. FUSINI, Due. La passione del legame in Kafka, Feltrinelli 1988.

 

(Il saggio di M. Cacciari a cui si accenna è Icone della legge, Adelphi).

 

 

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