"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 3, marzo 2003


Ogni scrittore, come ogni persona, ha le sue stelle d’orientamento, e a sua volta è stella (danzante?) per altri. Proviamo a segnalarne qualcuna

 

 

Per i racconti di Kafka:

 

14. Deleuze

 

 

 

 

K selon Deleuze

di

Malvolio

 

“Il meccanismo fa parte della Macchina in quanto pezzo meccanico, ma anche quando smette di esserlo”. Ecco il genio di K. selon Deleuze e Guattari (Kafka, per una letteratura minore 1975), l’aver compreso che gli uomini e le donne sono parte integrante della Macchina del lavoro burocratizzato anche e soprattutto nel tessuto –maglia di ferro– delle connessioni familiari, di là della stessa “autentica”, strozzante, catena di montaggio.

”In effetti la macchina è il desiderio. Non che il desiderio sia desiderio della Macchina, ché anzi esso non cessa di far macchina nella macchina né di costituire un nuovo desiderio accanto al precedente e indefinitamente - anche se poi questi ingranaggi hanno l’aria di opporsi e di funzionare in modo discordante. A far Macchina, in senso proprio, sono le connessioni: tutte le connessioni che guidano lo Smontaggio.” E cosa sarà mai questo “smontaggio”?

K. risulta allora il primo e unico a centrare tutto l’orrore che ci perseguita di là dell’orario di lavoro, 

e a rappresentare lo scoramento che ne consegue; e si sorprende, infatti, della docilità degli operai infortunati, che non “prendono d’assalto l’istituto, fracassando tutto”, ma vi si recano nientemeno che “per pregare”… ma essi sono ormai rassegnati allo stridio, che altro potrebbero fare… “saltare in aria tutto l’ingranaggio”? insegna Deleuze.

Meglio vivere nella pienezza della critica sommessa, ché ogni forma di protesta sarebbe sempre e comunque “una piatta adesione”. A che servirebbe, infatti, il batter dei tacchi, l’orgoglio spagnolesco di un piccolo bullone in un officina operosa e fumante?

 

Lo Smontaggio è allora quel mostro che comincia a tallonarci le calcagna non appena si sia tirato il primo sospiro di sollievo, il cartellino d’uscita ormai timbrato, la cena fredda che ci attende triste sul tavolo di casa.  Il lavoro sembrerebbe infatti alle spalle, incubo di veglia, eppure… eppure ecco che camminando in strada, sonnolenti per la tarda ora, il cigolio dei congegni meccanici ricompare d’improvviso in sordina; e si fa poi più pressante, incalzante, martellante… s’associa al vociare indifferente delle relazioni umane; non scivola nemmeno illanguidito sotto l’effetto del bicchierino della sera…anzi, fa capolino persino nello squallore d’un abboccamento fugace, la scappatella del venerdì… e finisce col suonare la gran cassa assieme al pentolame domestico, lo stesso che ci aspetta al varco – carnefice- nascosto dietro l’uscio di casa.

Altro che Dino Campana “e il tintinnare di angelici campanelli e risa e voci…”, qui c’è solo la “mamma a nutrir di polenta i pulcini”, che peraltro son parecchio pestiferi!

 

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