"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 3, marzo 2003

Racconti di Kafka

Testamenti traditi


 

 

“Il testamento che nessuno può trascurare, se si occupa di Kafka” (W. Benjamin), è in un paio di lettere che scrisse a Max Brod.

La prima è senza data, collocata tra il 1919 e il 1921:

 

Carissimo Max,

 la mia ultima preghiera : tutto quello che si troverà nel mio lascito (dunque nella libreria, nell’armadio della biancheria, nella scrivania, in casa e in ufficio o in qualunque altro luogo qualcosa fosse stato trasferito e ti capitasse sotto gli occhi) quanto ai diari, manoscritti, lettere, altrui e mie, disegni eccetera, bruciarlo integralmente e senza aver letto, come pure tutti gli scritti o disegni che tu o altri, ai quali dovrai chiederlo in nome mio, possediate. Chi non voglia consegnarti delle lettere dovrà almeno impegnarsi a bruciarle personalmente.

Tuo Franz Kafka

 

La seconda lettera (inverno 1922-23) è più circostanziata:

 

caro Max,

forse stavolta non mi alzo più, dopo il mese di febbre polmonare l’arrivo della polmonite è abbastanza probabile, e nemmeno il fatto che io lo scriva la terrà lontana, quantunque abbia un certo potere.

Per questo caso dunque le mie ultime volontà circa tutti i miei scritti:

di tutto ciò che ho scritto sono validi solo i libri: Condanna, Fochista, Metamorfosi, Colonia penale, Medico di campagna e il racconto: Digiunatore. (Le due o tre copie della “meditazione” possono restare, non voglio imporre a nessuno la fatica di macerarle, ma di esse niente può venire ristampato). Se dico che quei cinque libri e il racconto sono validi, non intendo con questo di avere il desiderio che vengano ristampati e trasmessi a tempi futuri, al contrario, se andassero del tutto perduti ciò corrisponderebbe al mio autentico desiderio. Solo, visto che ormai ci sono, non impedisco a nessuno di conservarli se ne ha voglia.

Invece tutti gli altri miei scritti esistenti (stampati su riviste, in manoscritto o come lettere), senza eccezione…

ecc. ecc.

(Max Brod gli disse da subito che non avrebbe obbedito).

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