Franz
Kafka comincia a mettere la testa fuori del guscio nel 1908,
pubblicando, grazie all’intercessione del caro Max Brod, le brevi
e brevissime prose di Meditazione, paginette estrapolate dal Diario,
sul primo numero della rivista “Hyperion”, diretta da
Franz Blei e finanziata da Hans von Weber. – Non è che da allora
venisse preso da chissà che fretta: il primo libretto suo, appunto Meditazione,
uscì solo cinque anni dopo: edita una casa d’avanguardia di
Lipsia, diretta da Ernst Rowohlt e Kurt Wolff. Le prose da otto
erano diventate diciotto. Si tratta dunque, come del resto gli altri
che lo seguiranno, di un libretto laconico, da stampare con
caratteri grandi, possibilmente come quelli per le favole dei
bambini.
Ricordo
di Kafka del primo incontro vis-à-vis con l’editore e i
suoi lettori in un locale di Lipsia: “Tutti agitano braccia e
bastoni”.
Meditazione
uscì stampato in 800 copie.
Intanto
alla casa editrice era rimasto solo Kurt Wolff, da allora quasi
unico editore di Kafka. Sempre grazie al consigli di Max Brod, Wolff
assunse lo scrittore Franz Werfel, che inventò la collana “Der jüngste
Tag” (Il giorno del giudizio!), la cui grande trovata era prezzi
bassissimi per libri piccolissimi: “il più efficace mezzo di
propaganda della nuova letteratura espressionista” (K. Washenbach,
Franz Kafka).
Per
“Il giorno del giudizio” uscirono Il fuochista nel 1913, La
metamorfosi nel 1915, Il verdetto nel 1916. Edizioni tra
le 1000 e le 2000 copie. Gli ultimi due titoli ottennero persino una
ristampa.
Anche
i seguenti Nella colonia penale (1919), Un medico di
campagna (1920) e Un digiunatore (1924) non ebbero mai
una tiratura superiore alle 2000 copie.
Per
vendere poi le 800 copie di Meditazione, ci vollero undici
anni; nove per le 1000 copie di Nella colonia penale.