Eppure
è lì la sua bellezza mozza respiro, quella fiacca ginocchi; è lì,
in quei tre punti di sutura che illuminano di irregolarità il suo
viso.
Ma
lui non lo sa. (e menomale)
Egli
un po’ il Narciso, colui che non si guarda mai allo specchio, por
que Narciso tu es lo espejo mismo…
Il
Genio è spesso la mano incantata di Nerval.
Ricordi
- Sophonisba cara - quella sensazione di abbandono; ce la
raccontavano forse i vecchi seduti al focolare nelle notti tute
uguali a sé stesse… capita alle volte che tu stia rispondendo a
una lettera - evadere la corrispondenza, che tirannia! – che tu
stia seduto sulla sedia di abete, e ti senta abbandonare piano
piano, mollemente, alla scrittura, come se fossi in alto rapito…
ecco,
solo allora la penna d’oca s’alza da sé, si bagna d’inchiostro
d’Angleterre, impugna le tue dita e si mette a scrivere lei; sì
sì,
proprio lei, da destra a sinistra e da sinistra a destra,
indifferentemente…la scrittura automatica, il Kublai khan in
versione disintossicata…
Il
Genio è così: è indifferente come un idiota del villaggio, come
in Mussorskij, e tu lo sai bene moja djèvocka.
Al
Genio basta poco: recare con sé un mazzolino di rose e viole,
mettersele all’occhiello; lui se ne fa una cascata sui revers
della giacca, ne fa…si fa fiore….
e
s’offre spesso nemmeno fosse bouquet di strofe tenui…
Talvolta,
poi, preferisce fiori avvizziti. ma quello è gesto di ammirato
ricordo per quei pomeriggi passati a casa del fauno, il birichino
Verlaine.
Il
Genio ama farsi portare a spasso dalla Leggerezza, trotterellare in
sua compagnia, mentre Lei fa le spese…un passo di danza, un
saltino, secondando magari una antic hay…
E
sbaglia, accidenti come sbaglia il Genio; la pagina fitta di
cancellature.
Ma
non è sregolatezza.
Sregolato
è chi spinge troppo l’acceleratore perché, si sa, il vento nei
capelli…e tutte quelle storie lì.
Sregolato
è chi voglia uscire volontariamente dal seminato.
Ma
il Genio fa sempre e solo quello che può; quello che Altri può per
lui, non ha voce in capitolo sulle sue cose; è come abbandonato
alla divina provvidenza di non si sa bene chi…
Se
sbaglia, è sbagliato; se vince, è avvinto…
La
sregolatezza è propria del Talento infernale, è il sigillo del
bravo scolaro che si ribella solo all’ora di ricreazione… è la
cravatta legata attorno alla testa durante il ballo della scuola…
Il
genio è l’Impotenza per natura.
Ma
è lì che sta la sua potenza, siccome la forza del re è nelle
zampe leonine del suo trono: esse sono ormai immobili, ieratiche,
senza più grinfie…
Il
genio non è mai talentaccio, mai perfezionismo da gusto fin de
siècle; intendo quel
perfezionismo di chi non sa la vivere in senso tragico, la
vita barocca; di chi non ne sa accettare le estreme conseguenze…
cavalcare la febbre dell’arte, vivere con la febbre a
mille e - se pure capita- accarezzare le
stelle…Niente!
Il
talentaccio si cura i capelli col phon, se li cotona pure, ahilui!
È
già cristallizzato, senza che Arrigo Beyle gli abbia dedicato un
capitoletto nel suo dell’Amore!
Figuratevi
che l’ho visto io il Talentaccio, l’ho visto io con i miei
occhi, mentre indossava delle orribili pattine per non rovinare il
pavimento cerato da Nonna Speranza!
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