"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 2, gennaio 2003



 

20. Dagli Arabi, l'Amore

“Preferire essere un arabo del V secolo che un francese del XIX.” (Framm. 102). 

“Sotto la tenda nerastra dell’arabo beduino dobbiamo cercare il modello e la patria del vero amore. Là, come altrove, la solitudine e un bel clima hanno fatto nascere la più nobile passione del cuore umano, quella che per esser felice ha bisogno di essere contraccambiata con la stessa intensità. 

Perché l’amore dimostrasse tutto il suo potere sul cuore umano, occorreva stabilire la maggiore uguaglianza possibile tra la donna e il suo amante. Questa uguaglianza non esiste nel nostro triste Occidente: una donna abbandonata è infelice e disonorata. Sotto la tenda dell’arabo, non si può venire meno alla parola data. Il disprezzo e la morte seguono immediatamente un tale delitto. 

La generosità presso questo popolo, è talmente sacra, che è permesso rubare per donare. 

“Fummo noi dunque i barbari dell’Oriente, quando andammo a infastidirlo con le nostre crociate. E dobbiamo anche tutto quello che vi è di nobile nei nostri costumi a quelle crociate e ai mori di Spagna.”

 

Tempo felice, quello delle “Mille e una notte”! Poi, come da noi il Cristianesimo, in Arabia arrivò l’Islam: “Maometto fu un puritano: volle proscrivere i piaceri, che non fanno male a nessuno; ha ucciso l’amore nei paesi che hanno accolto l’islamismo…”