CICHIRICHIIIIIIÌ!
(Il professor Unrath mentre cerca di strozzare Lola,
in: L’Angelo Azzurro, 1930)
Dare a Lola la colpa (lo si legge in
quasi tutti i commenti!) della perdizione del professor Rath è lo
stesso che dire cattiva la candela dove va a bruciarsi la falena. Lo
stesso per tutti gli uomini che si perdono per Marlene negli
altri sei film. Eppure il verbo di per sé sarebbe perfetto: perder-si.
*°*
- Se mi amassi veramente non
faresti questo duello.
- Sai bene che ti amo.
- Hai sempre scambiato la vanità
con l’amore.
(Capriccio spagnolo, 1935)
Vanità, il tuo nome è maschio!
In tutti e sette i film della
Dietrich con von Sternberg, Marlene è una luce sorridente e diafana:
un po’ assente, e dunque ironica, per eccesso d’intensità. Gli uomini
– falene isteriche, indaffarate da quel loro niente impersonale che
chiamano Affari Doveri Lavoro ecc. - pare non aspettino altro che
questa luce discreta per precipitàrcisi goffamente addosso, e rovinarsi.
- Ma la proiezione rovescia la dinamica: è lei che ha FATTO
questa strage di galantuomini… Eccezione elegante, l’Adolphe
Menju di Marocco
(“Vedete? Io la amo…”) che l’accompagna fin nelle braccia del suo
legionario senza mai una recriminazione.
La proiezione in psicanalisi indica
l’attribuire
a un altro di un processo psichico
proprio e
di per sé inaccettabile. Vedi Shangai
Express (1932), dove il prete allarmato dalla presenza
di Marlene sul treno, dice: “HA MANDATO in rovina parecchi uomini da
quando è in Cina!...” – Lei non smentisce niente mai e così,
istintivamente?, non si contamina.
Proprio in
Shangai Express la dinamica è lampante proprio nel
cuore stesso della storia d’amore tra Marlene e un inglese: Lui è un
medico militare, per carattere una specie di
Heathcliff (E. Brönte, Cime tempestose), e
infatti lasciò Marlene per un vago e infondato sospetto di gelosia.
Lei, poiché il sospetto stesso è catastrofe,
già allora subì senza
ribattere. – Cinque anni
dopo, sul treno, lei, che per quell’abbandono si è perduta,
laconica glossa appena con un: “Si vede che era destino.”
A un certo punto, arriva un
telegramma che il nostro Heathcliff in sedicesimo (perché le donne
meravigliose si innamorano di uomini senza merito? Cosa vedono in
loro? Quale saggezza li fa scegliere comunque?) sarcasticamente
immagina subito che sia di uno dei nuovi amanti di Marlene. Lei glielo
offre da leggere in silenzio; pentito e ammaliato, lui cade nel
bluff. Lei allora gli mostra il telegramma, che è davvero di un
uomo con cui ha una relazione: “Quando meritavo la tua fiducia, me
l’hai negata; adesso che non la merito e non la voglio…”
Eppure è tutto dolcemente
propedeutico per quell’uomo troppo compreso di sé: lei in fondo lo sta
sempre educando a qualcosa verso cui è ancora cieco. E’ materna perché
lo sceglie anche quando non lo sceglie più.