Come
Kafka conosceva pagine scritte per non essere lette, Degas si danna per
quadri concepiti per non essere visti: “La pittura è fatta per essere vista? Capita bene, si lavora per due o
tre amici viventi, per altri che non si conoscono o che sono morti.
Riguarda forse i giornalisti che io dipinga stivali o scarpette di stoffa?
Si tratta d’una faccenda privata…” (E.
Degas, Scritti e testimonianze).
Questo
sempre, quando la ricerca è più essenziale del risultato:
“Alcune
ricerche, la cui pretesa è illimitata, isolano colui che vi s’ingolfa.
L’isolamento può essere impercettibile, ma un uomo che
s’approfondisce ha un bel vedere uomini discorrere, discutere con loro;
egli tiene per sé quanto crede intimamente proprio e non cede agli altri
se non quello che ritiene inutile al suo grande progetto.” -
(...) - “Degas “sul problema della pittura, vi aveva
scoperto o introdotto tante difficoltà che se n’era fatta un’idea
incomunicabile al volgo, il quale non sospetta la sottigliezza delle
ricerche, né il mistero dei procedimenti, né la nobiltà o lo spirito
del comporre, né la forza o finezza dell’esecuzione.”
(P.
Valéry, Degas
Danza Disegno)