“Talvolta
m’accade di pensare che il lavoro dell’artista è un lavoro di tipo
antichissimo; e l’artista stesso, un sopravvissuto, un operaio o un
artigiano d’una specie in procinto d’estinguersi, che fabbrica in
camera sua, usa procedimenti affatto personali e empirici, vive nel
disordine e nell’intimità dei suoi utensili, vede quel che vuole e non
quello che lo circonda, utilizza vasi rotti, ferraglie domestiche, oggetti
condannati. Forse una tale situazione sta mutando, e vedremo opporsi
all’aspetto di quest’utilenseria di fortuna e del singolare
personaggio che se n’accontenta il quadro del laboratorio pittorico
d’un uomo rigorosamente vestito di bianco, con guanti di gomma, che
obbedisce a un orario preciso, provveduto d’apparecchi e di strumenti
rigorosamente specializzati, ciascuno col suo
posto e con la sua precisa occasione d’impiego... Sinora, il caso non è
stato eliminato dai gesti e il mistero dai procedimenti, l’ebbrezza
dagli orari; ma io non rispondo di nulla.”
(P.
Valéry,
Degas Danza Disegno)