"Il Compagno segreto" - Lunario letterario.Numero 10, maggio 2005 

 


Degas Danza Disegno di Paul Valéry

 

16. Se il seme muore

 

 

 

 


 

1. Essere diversi

 

“Può darsi che il fondo dell’orgoglio consista nell'orrore della morte; infatti noi consciamo la morte soltanto attraverso gli altri che muoiono, per cui, se noi siamo davvero i loro simili, moriremo anche noi. L’orrore della morte, farebbe insomma nascere dalle proprie tenebre non so che volontà forsennata di essere non simile, di essere l’indipendenza personificata e il singolare per eccellenza, vale a dire di essere un dio. Rifiutare di essere simile, rifiutare d’avere dei simili, rifiutare l’essere a coloro che sono apparentemente e raginevolmente i nostri simili, significa rifiutare di essere mortale, e voler ciecamente non essere della medesima essenza di tutti coloro che passano e si confondono uno dopo l'altro attorno a noi. Il sillogismo che, com più sicurezza della cicuta, conduce Socrate alla morte, l’induzione che ne forma la maggiore, la deduzione che lo conclude, suscitano una difesa e un'oscura rivolta, il cui effetto - come si può intuire facilmente - è il culto di sé  

(P. Valéry, Varietà)

 

 

2. Essere niente

 

“Ma modifichiamo la «messa a punto», rientriamo in «noi stessi». Scopriamo allora, o meglio si scopre, che le mie idee mi vengono senza che io sappia come né da dove… Succede così anche per i miei impulsi e le mie energie. Le mie idee possono tanto tormentarmi quanto combattersi tra loro. Io lotto con me. Dire però mie, mio, mia, quando per altro verso questi interventi o queste presenze si comportano come fenomeni, sta a dimostrare la natura puramente negativa della notazione. Io posso rinunciare alla mia opinione a favore della sua. Il mio dolore, la mia sensazione più intima e viva può cessare e, una volta abolita, ne parlerò ancora come della mia. Essa tuttavia è diventata un ricordo funzionalmente identico al ricordo di una percezione qualsiasi.

Dunque, la notazione io non designa nulla che non sia determinato nella circostanza e attraverso di essa: e se qualcosa resta, è solamente la pura nozione di presenza, della capacità di una infinità di modificazioni. Alla fine ego si riduce a qualunque cosa.” 

(P. Valéry, Sguardi sul mondo attuale)

 


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