La
        scintilla illumina un luogo che sembra infinito, per un attimo. L’espressione
        abbaglia. 
        Non
        si può distinguere lo stupore dello choc dagli oggetti ch'esso rivela.
        Le ombre intense che appaiono in quell’istante
        permangono nel ricordo come arredi metavigliosi.
        Non
        si distinguono dei veri oggetti. Diventano forme reali.
        Ma
        nota bene che, per felice sorta della poesia, l’attimo
        di cui parlavo non può dilatarsi. Non si
        può dilatare la scintilla come una luce fissa e continua.
        Essa
        illuminerebbe tutt’altra cosa.
        I
        fenomeni, in questo senso, dipendono dalla sorgente luminosa.
        L’attimo
        offre bagliori di un altro
        sistema o «mondo» che una luce continua non può rischiarare.
        Questo mondo (al quale non bisogna attribuire un valore metafisico:
        sarebbe inutile e assurdo) è per natura instabile. E’
        forse il mondo della connessione autentica e libera delle risorse
        virtuali dello spirito? Il mondo delle corrispondenze, delle vie più
        brevi, delle risonanze...
        L’inesplicabile
        qui potrebbe forse essere detto con l'immagine della distanza? L’azione
        a distanza, l’induzione, ecc.?
         (P.
        Valéry, Quaderni,
        vol. I)