"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 1, 3 dicembre 2002


Historia pummarolae

(un feuilletton) 

 

di Schiavon Bottazzo

 

 

Prima puntata

 

La buccia francescana della patata e il rosso impudìco del pomodoro apparvero tra noi pian piano e in mezzo a mille mormorazioni e resistenze.

Non possiamo non capire: immaginiamo un’astronave americana che scopra su Marte qualche ortaggio lilla a pois intermittenti: la pianta verrebbe coperta in un lampo dal copyright di qualcuno e quindi sarebbe scaraventata, sponsorizzando il segnale orario, le previsioni del tempo e qualche olimpiade, nei nostri agresti supermarket: nonostante il diluvio mediatico, non avremmo anche noi qualche terrore, prima di accettare che ci possiamo fare pizze e tortillas?

 

 Eppure. il primo pomodoro immortalato fu un pomodoro di re.

1591: nel ritratto ortaggiomorfo che Arcimboldo fece dell’imperatore Rodolfo II, le labbra sono costituite da due pomodorini, diremmo noi, del tipo ”ciliegia”: roba tanto più oggi da palati finetti, mentre sembra che al tempo fossero gli unici conosciuti. La misura niña ne dettò infatti il primo nome scientifico, che alla ciliegia fa esplicito riferimento: “Licopersicum cerasiforme”.

Andate a Stoccolma (pur di andare a Stoccolma, questo e altro) a constatare di persona! - La boccuccia vermiglia dell’imperatore, sotto un naso-pera e due baffi-sedano, ne guadagna in grazia che di più non si potrebbe. Imparino le starletts e le divazze che infestano, gremlins in guêpieres, lo spazio poco onirico della tivù, che invece i labbruzzi se li gonfiano a San Marzano (santo di cui qualcuno sa qualcosa?). 

 

Il ritratto di Arcimboldo è la più ottimistica e meravigliante versione di quello che sarebbe potuto essere l’incontro tra la vecchia Europa e il Mondo Nuovo, se questo fosse il migliore dei mondi possibili e non l’aia dove da sempre rùspano i più micidiali figli di puttana (“àtomo opaco del Male” concluse anche l’animuccia falsamente intonsa del Pascoli).

Se infatti, invece che da impresentabili conquistadores avidi fino al delirio, ci si fosse andati come fanno le persone per bene in casa altrui…  - Dovevano ad esempio essere già meravigliosi i giri, che almeno qualche missionario fece in tempo a fare, nell’incredibilmente immenso mercato di Tenochtitlàn, la capitale atzeca, oggi sommersa sotto il cancro di Città del Messico. Lì, Bernardino de Sahagún il pomodoro lo vide già ridotto a sugo dalle donne azteche “nella seguente maniera: aji (peperoncino), pepitas (semi di zucca), tomatl (pomodoro), chiles verdes (peperoncini verdi piccanti) e altre cose che rendono i sughi molto saporiti.”

 

Perché deve ripetersi un’epifania inflazionata come una madonnina qualunque che piange rosso, perché qualche bravo cristiano taccia e s’inginocchi, e invece il rosso della salsa di pomodoro non basta a sollecitare l’infinita gratitudine d’un Cantico delle Creature e ad evitare un genocidio? Misterium iniquitatis…

 

..chi volesse conoscere il seguito dell'avvincente avventura, 

non ha che da chiederlo al "Compagno segreto".

Riceverà una lettera sugosa.

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