Un mese dopo la rapida
esuberanza creativa del “Compagno
segreto”,
Conrad finisce Sotto
gli occhi dell’Occidente.
Si precipita col manoscritto dal suo agente Pinker per chiedergli
un anticipo, ma Pinker rifiuta. Scoppia una lite in cui la frustata
più sarcastica che Conrad subì fu l’invito a imparare finalmente
l’inglese.
Sull’inglese dell’autore di
Lord Jim e della Linea
d’ombra, e dunque di uno stilista perfetto,
gli aneddoti si sprecano. Conrad era un aristocratico polacco
che parlava già a cinque anni il francese. L’inglese venne con
gli anni di navigazione, e dunque non prima dei venti. – Ford
Madox Ford, che concluse la sua amicizia con Conrad con una scia
di cattiverie, raccontava che Conrad conosceva bene solo l’inglese
greve dei marinai e quello artificioso delle riviste letterarie,
senza una minima idea di come effettivamente
parlassero le persone colte… tanto più che viveva
isolato in campagna e aveva sposato - queste due cose le sottolineò
l’acida Virginia Wolf - una grassa zoticona.
Ma anche l’amico Garnett, giovane critico
che lo aveva aiutato a esordire, racconta che, quando leggeva
ad alta voce qualche un manoscritto, “sbagliava talmente tanto
spesso la pronuncia delle parole che avevo difficoltà a seguirlo.
Scoprii allora che non aveva mai sentito pronunciare qelle parole
inglesi, ma le aveva imparate dai libri!”
Su questo punto dolente, in una
lettera del 23 gennaio del 1911, Conrad si racconta così:
“...nel 1880 avevo padroneggiato la
lingua abbastanza da passare al primo esame per il ruolo di ufficiale
della marina mercantile, che includeva un colloquio di più di
due ore. Ma "padroneggiare" non è la parola giusta;
avrei dovuto dire "apprendere". Non ho mai aperto una
grammatica inglese in vita mia. La mia pronuncia è tuttora piuttosto
imperfetta. Poiché sfortunatamente non ho orecchio, il mio accento
è incerto, specie quando nel corso di una conversazione comincio
a pensarci. Nello scrivere, lotto penosamente con una lingua che sento di non possedere,
ma che mi possiede — ahimè!”
Se si vuole capire da dentro che calvario
infinito possa essere scrivere con scrupolo e amore in una lingua
che non è la materna, si leggano i Quaderni di Cioran (Adelphi, 2000), rumeno
dal francese baudelairiano.