Nel 1943, per alcuni degli Oscar più importanti erano in lizza due film antifascisti della Warner Brothers, entrambi prodotti da Hal. B. Wallis: Casablanca e Quando il giorno verrà (Watch on the Rhine, Herman Shumlin 1942): «A Hollywood tutti sapevano la reale identità dei combattenti della resistenza Kurt Muller in Quando il giorno verrà e Victor Laszlo in Casablanca. Erano entrambi Otto Katz, l’“uomo dalla nove vite”, come lo definisce Jonathan Miles nella sua biografia, The Nine Lives of Otto Katz (Bantam Press, London 2010). Katz era il più importante agente del Comintern di Stalin negli Stati Uniti e in America Latina, anche se a Hollywood era noto come Rudolph Breda. A tutti tranne che alla sua moglie segreta Marlene Dietrich! E, naturalmente, a J. Edgar Hoover dell’Fbi che giustamente lo identificò come “un eccezionale tedesco stalinista”». Il matrimonio segreto della Dietrich rimase tale praticamente per tutti, se non forse per Salka Viertel che nella sua casa di Santa Monica creò il più importante salotto dell’intellighenzia dei rifugiati antifascisti. Ancora adesso non esiste biografia della diva che ne faccia cenno» (RICHARD NEWBURY, Otto Katz, la spia che ispirò Casablanca, in “La Stampa”, 9 agosto 2010).
Alla fine della guerra emigrò in Cecoslovacchia dove divenne il caporedattore del Rudé Právo, quindi direttore del giornale del partito comunista Právo Lidu. Nel 1952, con altri comunisti ebrei, per volere di Stalin venne processato. Torturato, confessò crimini mai commessi: «L’unica volta che la corazza della Dietrich si ruppe fu quando seppe che era stato impiccato. La vita non aveva imitato l’arte di Casablanca. Perché, nonostante tutti gli sforzi di Hollywood e per quante identità possiamo spendere, la vita supera la finzione» (Ibid.).
(da: Francesco Carbone, Da Hitler a Casablanca (via Hollywood). Cineasti ebrei in fuga dal nazismo, Edizioni EUT, Trieste 2011)