"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 13 settembre 2007

 


 

n. 13 °*° W. Shakespeare : Fantasmi di Amleto  °*° n. 13

 

 

 

56. Il buffone

 

 

 

 


Fool they are the only nation

Worth men’s envy or admiration

(«Sono i fools l’unica nazione

degna tra tutti d’ammirazione»

B. Jonson, Volpone, Atto I, sc. 2, 66-7)

 

«La follia [Foolery], signore, gira attorno al mondo come il sole, risplende ovunque.»

(La dodicesima notte, Atto III, sc. 1)

 

 

 

“Ma, ditemi, il principe Amleto è ben figlio di sua moglie, Geruta”.

“Macché! Vostra Signoria forse ha sentito parlare del fu Yorick, quell’incomparabile buffone…”

“Certo”.

“Bene, il principe Amleto è né più né meno che suo fratello per parte di madre”.

Amleto fratello del buffone di corte! Non è dunque tanto “figlio delle sue opere”, come si reputava.

“E questa madre?”.

“Appunto, la madre era proprio la zingara più diabolicamente bella che, salvo il rispetto per la Signoria Vostra, si sia mai vista. Capitò da queste parti, indovinava la ventura assieme a suo figlio Yorick; dunque, la trattennero al castello e dopo un anno morì nel mettere al mondo iol nobile Amleto… Diciamo pure nel mettere al mondo… morì del taglio cesareo che le fecero”.

“Ah! L’Amleto, non fu facile attirarlo in questo basso mondo!...”.

 

 

Si ferma: tiene il cranio di Yorick accostato all’orecchio e ascolta, smarrito.

Alas, poor Yorick! Come si crede  d’udire in una sola conchiglia tutto il grande rumore dell’Oceano, qui mi par di sentire tutta l’inesauribile sinfonia dell’anima universale, di cui questa scatola fu quadrivio di echi. Idea solida, codesta! E ve la figurate voi una specie umana che non indagasse affatto (per attenersi invece a questo rumore vagamente immortale che vibra nei crani), che non indagasse una diversa spiegazione della morte, ossia della religione? Alas, poor Yorick! I vermiciattoli hanno apprezzato il suo ingegno… Era un ragazzo d’un humour talmente infinito!... e m’era fratello (la stessa madre per nove mesi): se tuttavia questo titolo prescrive uno speciale atteggiamento. Fu qualcuno. Possedeva un Io minuzioso, attorto e contorto: e si pigliava sul serio. E ora dov’è?... destinatario sconosciuto… più niente né di lui, né del suo sonnambulismo; e lo stesso buon senso, dicono, non lascia traccia. Qui dentro v’era una lingua, che biascicava: “Good night, ladies; good might sweet ladies! Good night, good night!”; una lingua che cantava, e assai spesso strofette sporche. E Yorick prevedeva! (Amleto fa il gesto di scagliare il cranio in avanti). E ricordava! (ugual gesto all’indietro). E ha parlato, ha arrossito, ha SBADIGLIATO! – Orrendo, orrendo, orrendissimo! – E io… ho, ancora vent’anni, trent’anni da vivere e toccherà a me come agli altri. Come agli altri? – O mio Tutto! che sciagura non esserci più! – Ah… ma domani stesso partirò, voglio informarmi qua e là dei più adamantini procedimenti di conservazione…”

 

(Jules Laforgue, Amleto, ovvero Le conseguenze della pietà filiale, tr. di E. Flaiano, Milano 1987)

 

(Sul fool in Shakespeare, cfr.R. Mullini, Il fool in Shakespeare, Roma 1997)


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