"Il Compagno segreto" - Lunario letterario.Numero 13, settembre 2007 

 


n. 13 °*° W. Shakespeare : Fantasmi di Amleto  °*° n. 13

45.  Alla fine dei fatti

 


«Qualcuno ha detto molto giustamente: «Io sono quello che non ho fatto»

(E. M. Cioran, Quaderni. 1957-1972, Milano 2001)

 

«Trovare non è niente. Il difficile è aggiungere a se stessi quello che si trova

(Paul Valéry)

 

 

Facendo un tutt’uno di moventi reali e fittizi, le cose trovano sempre il pretesto per accadere. Faccenda inesorabile ma tutt’altro che ovvia e che, non solo perché quasi mai i fatti coincidono con noi stessi, può farci sospettare e allucinare, come ad Amleto, improvvisi gorghi di fatalità.

Come in una bella poesia di Enzensberger (Canzoncina ottimistica, in Più leggeri dell’aria, Torino 2001), pare però che il meglio di se stessi gli uomini lo diano quando, orfani di ogni destino, non fanno niente di particolare: «…quando il fatto è compiuto, quando l’opera delle tenebre è perfezionata, il mondo delle tenebre dilegua come una visione tra le nubi. Si ode allora bussare alla porta, e viene reso noto in modo chiaramente udibile che è cominciata la reazione. L’umano riprende a fluire là dove s’era accampato il demoniaco; il polso della vita comincia a battere di nuovo. E il ristabilirsi dei traffici del mondo in cui viviamo ci rende profondamente sensibili della spaventosa parentesi che si era aperta per sospenderli» (T. De Quincey, On the knocking at the gate of Macbeth).

Varrà anche come elogio di Fortebraccio?


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