«Un mio
amico, e intelligente – rispose don Chisciotte -, era del parere
che nessuno dovrebbe affaticarsi a glossare versi, e la ragione,
secondo lui, era che una glossa non può mai arrivare al testo…»
(M de
Cervantes, Don Chisciotte della Mancia)
«I critici valutativi scendono al fondo della
lista. In cima viene il topo di biblioteca», essendo molto più
interessante «descrivere i libri che giudicarli»
(C. S. Lewis, An Experiment in Criticism, Cambridge 1961)
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«Ci vuole più ad interpretare le interpretazioni che ad interpretare
le cose, e più libri sui libri che su altro soggetto: noi non facciamo
che commentarci a vicenda.
Tutto formicola di commentari; di autori c’è grande carestia.
La principale e più famosa scienza dei nostri tempi non è saper
comprendere i sapienti? Non è il fine comune e ultimo di tutti gli
studi?
Le nostre opinioni s’innestano le une sulle altre. La prima serve di
stelo alla seconda, la seconda alla terza. Noi saliamo così di gradino
in gradino. E da ciò accade che chi è salito più in alto ha spesso più
onore che merito; poiché egli non è salito che di un granello sulle
spalle del penultimo.»
(M. de Montaigne, Dell’esperienza, in Saggi, vol. III,
Milano 1986) |
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«Senza dubbio, vi sono, nelle opere di Shakespeare, migliaia di
allusioni e di insinuazioni, molte delle quali neppure oggi vengono
comprese, e che non è neppure necessario comprendere.»
(C. Schmitt, Amleto o Ecuba, Bologna 1983)
«Secondo una stima, sin dalla fine degli anni 1780 sono stati scritti
circa 25.000 libri, saggi, articoli, tesi di dottorato, contributi a
convegni di critici o di eruditi sui veri significati dell’Amleto.»
(G. Steiner, Vere presenze, Milano 1999)
«…un volume grosso il doppio dell’elenco telefonico di Varsavia»
(J. Kott, Shakespeare nostro contemporaneo, Milano 2006)
Ed era il 1961. |