"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 12  settembre 2007

 


 

n. 12 °*° W. Shakespeare : Fantasmi di Amleto  °*° n. 12

 

 21. Pater ex-machina

 

 

 

 


 

«Aver genitori è un grande ostacolo»

(Teresa d'Avila, Vita)

 

«Accanto a me ci sono solo io – O padre! o padre! dov’è il tuo seno infinito, perché mi possa riposare su di esso?»

(J. Paul,  Il discorso del Cristo morto e altri sogni)

 

 

«Ma non si fermò a pensarci, già il primo giorno della sua nuova vita gli aveva insegnato che il padre riteneva opportuno nei suoi confronti solo il rigore più inflessibile.»

(F. Kafka, La metamorfosi)

 

«Spargo questa manciata di polvere paterna nell’aria, e che cosa rimane – Nulla!»

(I notturni di Bonaventura)

 

 

...ora, prendendo dunque il to be or not per quanto strenuamente si può alla lettera, il fantasma del babbo andò a risvegliare il giovine Amleto dal suo sonno adolescente. Più brusco d’un sergente, lo strattona fuori dal sogno narcisetto d’un sé stesso ancora efebico e vago: un principin discepolo con fidanzata deliziosa e incongrua, amato dal popolo certo non per gesta di governo ma per puro carismatico mistero di leggerissimo charme. Fin là, una vita di hobbies fatua ma non fatale: teatro, giochi di parole, scherma, bisbocce con amici studenti, libri… Lady D. e il principe Carlo non avrebbero sperato di meglio per i pargoli loro. Direbbe il danese autore dell’altro grande Aut-aut: che barba che noia, che noia che barba... E quindi che angoscia!

 

All’opposto, è chiaro che il babbo guerriero non ha grilli per la testa d’alcun tipo, e davvero crede lui di chiedere al figlio suo né più né meno che la libbra di carne del cuore di Claudio. Amleto figlio, esterrefatto ma solerte e acuto, vorrebbe non dargliene un’oncia di più.

 

Dunque? Intanto è chiaro che che la traduzione in ardua decisiva metafisica del ringhio protostorico del babbo è frutto per intero di sopraffina sublimazione filiale. Far d’uno sgozzamento la figura dell’Essere! Il babbo non chiede che un sicario; e il figlio, troppo più profondo per non essere inane, per farlo – ma senza diventarlo - deve giocarsi l’avvenire tutt’intero nella quisquiglia. - Il che intanto vuol dire: trovare le parole che dicano il vero peso di quanto si sta chiedendo! E qui la catastrofe: perché questa faccenda di scrupolo e precisione è incomprensibile per Amleto senior come sarebbe per il papà di Kafka la Metamorfosi del figlio.

 

 

 

Figli dolentemente sapienti subiscono, e quindi conoscono i padri; i padri non sanno nulla, né altra condizione potrebbe richiedersi per essere padre fino in fondo: quindi ciecamente esigono. I padri dicono poche parole: parole infinitamente già dette da un’infinità di padri prima di loro. A loro bastano. Della lingua, a loro bastano le formule. I figli hanno il linguaggio: «il più pericoloso dei beni», dato all’uomo «affinché testimoni di aver ereditato / ciò che è» (Hölderlin).


 

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