OFELIA: Il mimo spiega l'intreccio del dramma? ( Entra il Prologo.
)
AMLETO: Ce lo dirà lui. Gli attori non hanno segreti, dicono sempre
tutto.
(Atto III, sc. 2)
«L’abilità di intrecciare le trame
presuppone che esse abbiano qualcosa in comune, analogie di tema o
contenuto che consentano al drammaturgo di creare significative
giustapposizioni. Alla trama principale dell’Amleto, storia
di un padre assassinato e del figlio che vuole vendicarlo, Shakespeare
aggiunge un intreccio secondario di un altro padre assassinato. Amleto
uccide Polonio (evento che porta Ofelia alla pazzia e al
suicidio) e diviene a sua volta l’oggetto della vendetta di Laerte.
Quel parallelismo nella vita privata è riecheggiato da uno analogo in
quella pubblica, con Fortebraccio che cerca di compensare la morte
del padre e la perdita dell’eredità non già con una vendetta occulta,
bensì attraverso una palese azione militare. Questi parallelismi e questi
contrasti tra i tre figli assetati di vendetta Shakespeare li rende
espliciti quando Amleto paragona se stesso a Fortebraccio (IV,
4. 32-66), e sottolinea la sua affinità con Laerte: «perché
nella sua causa / vedo un po’ il ritratto della mia» (V, 2. 75-78),
aggiungendone un quarto nel monologo dell’Attore che descrive
l’uccisione di Priamo da parte di Pirro. I due piani
principali dell’intreccio si intersecano quindi rovinosamente quando
Laerte, ora strumento di Claudio, uccide Amleto e ne
viene ucciso. Ora che ha finalmente rinunciato ad agire nell’ombra,
Amleto può uccidere apertamente Claudio mettendo in atto la sua
vendetta senza programmarla in anticipo. Non è un caso che sia
Fortebraccio l’unico personaggio estraneo alla catene di vendette, il
solo che sopravviverà.»
(B. Vickers,
Ripensare Shakespeare, Milano 2001)