"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 13, settembre2007                      

 

             n. 13 °*°  William Shakespeare: Spettro delle mie brame - fantasmi di Amleto °*° n. 13

 


 

51. Bachtin e Dostoevskij

 

 

 


 

«...e soprattutto su Amleto, si potrebbero fare le stesse osservazioni che Bachtin fa sui personaggi dostoevskiani. Per esempi: «L’uomo non coincide mai con se stesso. Non gli si può applicare la formula dell’identità: A uguale A. per il pensiero artistico di Dostoevskij, la vera vita della persona ha luogo sul punto di questa non coincidenza dell’uomo con se stesso» (M. Bachtin, Dostoevskij, Torino 1968). O ancora: «I partecipanti all’azione in Dostoevskij stanno sulla soglia (sulla soglia della vita e della morte, della menzogna e della verità, del raziocinio e della follia)» (Ibid.) o «L’autocoscienza del personaggio è in Dostoevskij completamente dialogizzata […] l’uomo in Dostoevskij è il soggetto di un rivolgersi» (Ibid.). Anche Amleto sta sempre sulla soglia ed è per eccellenza il «soggetto di un rivolgersi». Ed ecco, per ritornare a quanto si diceva in apertura di questo saggio, la vera polifonia shakespeariana, ben più complessa di quella presente nell’antimodello di Falstaff. In Falstaff l’immaginario è pieno e definito ed esteriormente orientato; in Amleto è vuoto, indefinito, e articolato in un continuo rivolgersi.

Se il tragico è anche comico, e viceversa, la parola di questi eroi inaugurali della crisi moderna (Amleto o Don Chisciotte) è, allo stesso tempo, ancora «parola patetica» e già parola crudele, che taglia ogni presunzione di un senso dato, o rimasto. Ed è quindi parola polifonica, internamente dialogica, che mette radicalmente in questione lo statuto della rappresentazione monofocale, monologica, del mondo.»

 

(A. Serpieri, Polifonia shakespeariana, Roma 2002) 


 

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