"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 12, settembre 2007                                         


 

n. 12 °*° William Shakespeare: Spettro delle mie brame - fantasmi di Amleto  °*° n. 12

 


 

 

37. Kierkegaard

 

 

 

 


 

«Börne dice dell’Amleto: «E’ un dramma cristiano». Questa, secondo la mia opinione, è un’osservazione assai appropriata. Ne sostituirei solo una parola: «E’ un dramma religioso», e aggiungerei che il suo difetto non sta nell’esserlo, ma nel non esserci arrivato, o piuttosto nel fatto che non avrebbe dovuto essere un dramma.  Dal momento che Shakespeare non vuole dotare Amleto di presupposti religiosi che cospirino contro di lui nel dubbio religioso (punto in cui cessa il dramma), Amleto resta essenzialmente un indeciso, e l’estetica esige una concezione comica. Il suo progetto di diventare un vendicatore a cui appartiene la vendetta, dice Amleto, lui l’ha concepito; se non lo vediamo crollare religiosamente all’istante sotto il peso di questo progetto (nel qual caso la scena diventa introspettiva, e gli scrupoli impoetici di lui vengono a rappresentare, dal punto di vista psicologico, una forma notevole di pentimento dialettico, in quanto il pentimento arriva quasi troppo presto), esigiamo allora un’azione rapida, giacché in tal caso deve affrontare solo e unicamente l’esterno, un ambito dove il poeta non gli pone difficoltà.

 

Se Amleto viene trattenuto nell’ambito di categorie puramente estetiche, l’interesse si incentra sul problema: se, cioè, egli possieda al forza demonica per mettere in atto una risoluzione simile. I suoi scrupoli non sono di alcun interesse; il suo procrastinare e indugiare, il suo rimandare e il piacere illusorio nel rinnovare il suo proposito anche al momento in cui non si presentano ostacoli esterni n on fanno che sminuirlo, sicché egli non diventa un eroe estetico, e dunque si riduce a non essere nulla. Se viene trattato dal punto di vista religioso, i suoi scrupoli assumono invece grande interesse, perché assicurano che egli è un eroe religioso. Spesso la gente ha dell’errore religioso un concetto del tutto superficiale. (…) …il religioso è di natura interiore, e quindi gli scrupoli hanno qui un’importanza essenziale.

 

Se uno volesse dare di Amleto un’interpretazione religiosa, bisognerebbe o permettergli di concepire il suo piano, e lasciare poi che i dubbi religiosi lo sventino; oppure, cosa che a mio parere meglio mette in luce il religioso (giacché il primo caso potrebbe anche essere viziato dal dubbio che egli, in realtà, non sia incapace di mettere in atto il suo progetto), bisognerebbe dotarlo di una forza demonica che lo metta in grado di eseguire il progetto con forza e decisione, e poi lasciarlo precipitare in se stesso e nel religioso, finché non abbia trovato pace. Un dramma, naturalmente, non ne verrà mai fuori; un poeta non può fare uso di un tema come questo, che cominci dalla fine e ne faccia tralucere l’inizio.»

 

(S. Kierkegaard, Stadi sul cammino della vita, Milano 2006)


 

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