«Ma le cose son due: o la Storia, e il suo culto imbecille, è una
immaginaria redazione esemplare delle infinite possibilità
estromesse dalla arbitraria arroganza dei “fatti” accaduti (infinità
degli eventi abortiti); o è, comunque, un inventario di fatti senza
artefici, generati, cioè, dall’incoscienza dei rispettivi attori
(perché si dia un’azione è necessario un vuoto di memoria) che nella
esecuzione del progetto, sospesi al vuoto del loro sogno, così a
lungo perseguito e sfinito, dementi, quel progetto stesso
smarrirono, (de)realizzandolo in pieno.»
(C. Bene, Opere)
«La coscienza storica richiede la storicità. L’eterno corso della
vita non è che il suo sfondo. L’essenziale è irripetibile e in moto
incessante. Impegna a una decisione e non ritorna mai più.»
(K. Jaspers, Sul tragico)
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«Il dramma barocco non conosce il lavorio della storia se non come
abietto affaccendarsi di intriganti.»
(W. Benjamin, Il dramma barocco tedesco)
«Numerazione e nominazione è la Storia; storiografia dei morti che
mi esclude. Vivente, io sono incomprensibile alla Storia; così come
la Storia non mi riguarda.» (C. Bene, Opere)
«Per Shakespeare la storia è ferma» -
«la lotta per il potere appare sfrondata d’ogni mitologia, allo
stato puro»
(J. KOTT, Shakespeare nostro
contemporaneo)
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