«Di Shakespeare sappiamo più
che di quasi tutti i suoi contemporanei i quali, fatta eccezione per
Ben Jonson e un paio d’altri, vissero e lavorarono in campo
teatrale senza lasciare un segno durevole della propria personalità.
Ciononostante, quel che sappiamo non sembra sufficientemente
suggestivo a chi ritiene che un grande poeta debba essere anche un
grand’uomo e vivere una vita pubblica minuto per minuto, come fu di
Goethe e Victor Hugo. Ma si tratta in realtà di un
pregiudizio: un poeta non deve essere necessariamente una persona di
un certo tipo e poeti che rivelarono anche forti personalità sono
sovente frutto di circostanza culturali diverse. Il dramma poi è un
mezzo particolarmente anonimo, nel quale la collaborazione e i
compromessi con attori, registi, produttori e censura vengono a
complicare parecchio il quadro.»
(N. Frye, Shakespeare,
Torino 1990)