"Il Compagno segreto" - Lunario letterario.Numero 12, settembre 2007 

 


 

n. 12 °*° W. Shakespeare : Fantasmi di Amleto  °*° n. 12

 

 

1.  A favore della vendetta spiccia

 

 


«Il mondo era tutto vendetta, avresti detto:

«E’ un mare ribollente!». La terra non aveva più spazio

Ove camminare, l’aria era aggredita dalle lance:

le stelle incominciavano a guerreggiare e terra e tempo

si lavavano le mani nella discordia.»

 (Shāh- nāma, cit in: G. de Santillana – H. von Dechend, Il mulino di Amleto, Milano 2003)

 

«Mi accingo a venire per fare quella vendetta che potrò…»

(Enrico V, Atto  I, sc. II)

 

 

 Al posto della vendetta sanguinolenta, nient’altro che consolazioni ironiche («L’ironia è la vendetta per procura dello scrittore contro una vendetta precedente che egli deve compiere per procura.» R. Girard, Shakespeare. Il teatro dell’invidia, Milano 2002): se poi la vittima del fine spirito non capisce neppure la battuta? Le vendette dell’intelligenza si contenteranno della propria autoreferenzialità, oppure di parole-parole-parole rivolte per lo più a donne, tra l’altro magari non precise e proprio per questo più velenose (vedi come Amleto tratta Ofelia e Gertrude)? 

«Non c’è salvezza sulla terra / finché si può perdonare i carnefici» (P. Eluard, versi che cita e su cui lavora J. Derrida in Perdonare, Milano, 2004, rispondendo a L’imprescriptible, 1986, di V. Jankélévitch). Identico addirittura il principe di Verona dopo la morte di Mercuzio:  «la pietà non fa che commettere un assassinio, quando perdona a chi uccide» (Romeo e Giulietta, Atto III, sc. 1).

Come ci accade spesso, due pensieri nella stessa testa: «la vendetta è una liberazione. Non vendicarsi vuol dire avvelenarsi», però anche «la vendetta è una liberazione da cui non ci si risolleva» (E. M. Cioran, Quaderni. 1957-1972, Milano 2001).


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