"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 11, settembre 2005

 

 


                   Marlene Dietrich: parole per la Musa

 

 

 

 

    4.  Remarque

 

 

 


 

Confondere romantico con ingenuo e sentimentale non dovrebbe essere più concesso da un pezzo: già in Schiller, del resto, quelle due parole facevano unantitesi.  - Vedi per esempio Schumann: avrà avuto pure la biografia perfettamente lacerata che pretendiamo da un tempo wertheriano e sturm und drag; ma proprio lui fu sempre certo che non andasse mai mostrato “alla gente il proprio cuore”, giovando “di più un’impressione generica dell’opera d’arte(R. SCHUMANN, La musica romantica).

 

Il poeta di Valéry frequenta le stesse province mentali, e la stessa convinzione che la volontà di esprimersi - quest’euforia ingiustificabile dell’essere - debba coincidere con una ferma necessità di elaborare per verba non più che coltivati pudori, che nascondimenti ulteriori.

 

Posto anche che si scriva sempre per obbedire a un movente psicologico individuabile (chi non ne avrebbe?), il suo darsi per ritmi e rime è un cercar di celarsi (sublimarsi direbbe il dottor Freud?) sotto i veli impenetrabili della bellezza. - L’autore deve nascondere i segni di sé come le tracce un omicida, in una bellezza il più possibile compiuta - e cioè: il meno decifrabile possibile.

 

Non esiste un’altra arte: l’opera perfetta lascia sempre il suo delitto senza più assassino: sarà sempre il fiore residuale di una censura altamente elaborata del proprio sé, tanto più di quello più immediato e sentimentale. - Restando nella metafora criminale: l’opera, è lei l’omicida, l’autore il cadavere. L’opera perfetta quella che del cadavere stesso ha cancellato ogni traccia.

 

Sii sottile... crudele... o più sottile!... Menti...

Ma sappi!...

(La giovane Parca)

 


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