Kafka
nacque nel 1883, Hitler nel 1889: fino al 1919 furono entrambi sudditi
dell’impero asburgico. Ma Kafka morì nove anni prima che Hitler
diventasse cancelliere in Germania. Non vide la catastrofe impensabile
che sarebbe toccata a quasi tutte le persone che gli erano care.
Nel
1938, con l’occupazione dei Sudeti, i suoi amici, scrittori di origine
ebraica, dovettero fuggire da Praga: Max Brod, Felix Weltsch, Ludwig
Winder, ecc.
Oskar
Baum morì tentando invano di emigrare.
Ernst
Weiss, “avvocato difensore” nel “processo” che celebrò a
Berlino la prima rottura del fidanzamento con Felice Bauer, si uccise a
Parigi quando i nazisti la occuparono.
Felice
riuscì a fuggire negli Stati Uniti, dove sarebbe morta nel 1960. Greta
Bloch, invece, ebbe la disgrazia di lasciare al Palestina per l’Italia
proprio durante l’occupazione nazista: fu deportata e morì in un
campo, anche se la Croce Rossa non ha mai potuto accertare i fatti.
Milena
morì nel campo di concentramento di Ravensbrück.
Le
tre sorelle di Franz, Gabriele (Elli), Valerie (Valli) e Ottilie (Ottla)
furono assassinate ad Auschwitz.
Fermiamoci
un momento su Ottla: si separò dal marito Josef David, cristiano, per
non coinvolgerlo nelle persecuzioni razziali. Dal 1941 al 1943 visse a
Theresienstadt, cittadina a nord di Praga, ghetto per gli ebrei non
idonei al lavoro, ma presto e per moltissimi anticamera per lo
sterminio. Alla fine, scelse volontariamente di unirsi a un convoglio di
bambini per Auschwitz.
Il
primo drastico critico di Franz Kafka fu la Gestapo, che sequestrò una
valigia piena di manoscritti a Dora Diamant: persi per sempre.
Sempre
in seguito all’occupazione nazista della Cecoslovacchia, sparì quasi
tutta la corrispondenza con le sorelle Valli e Elli.
Kafka
sarebbe stato letto come segno del destino e voce profetica già da
Walter Benjamin, e poi da Scholem, Hanna
Arendt, Ludwig Marcuse, e tanti altri.