“Il dolce farniente (sic) degli italiani è il
piacere di godere delle emozioni dell’animo mollemente distesi su un
divano, piacere impossibile se si corre tutto il giorno a cavallo o in
un droski, come fanno gli inglesi o i russi. Costoro morirebbero di
noia su un divano. Non c’è niente da scoprire dentro di loro.” (Framm.
121).
La
civiltà ha dato all’uomo abbastanza benessere da ritrovarsi un
po’ di tempo vuoto dalle incombenze, tendenzialmente o gravi o
atroci, della sopravvivenza. “L’amore è il miracolo della civiltà”
che ha donato agli uomini il tempo libero, dedicabile dunque
alle raffinatezze del gusto del bello, della conoscenza di sé e della
galanteria. –
Ora però la “civiltà” sta esagerando: sta diventando civiltà
industriale, e cioè del lavoro al posto di tutto…
La
catena di montaggio, la sete di denaro e di potere sono nemici
mortali dell’amore. L’amore ha bisogni di tempi vuoti da invadere
con i suoi batticuore. Cresce bene nelle attese, ed ha quindi necessità
assoluta delle dilazioni provocate da quel generatore di indugi e
suspanse che è il pudore (cap. XXVI). Per una donna innamorata, darsi
subito è sempre un errore. Sul pudore, Stendhal scrive che è un
sentimento talmente sottile ed esatto, che sarebbe stato “molto meno
vago” se il capitolo del suo trattato “l’avesse scritto una
donna.”
Allo
stesso tempo, dev’essere chiaro che il pudore ha senso solo rispetto
all’amore, mentre di per sé, soprattutto se protratto
all’infinito, è una bestemmia contro se stessi: “Il pudore regala
all’amante piaceri che lo lusingano molto; gli fa sentire quali
leggi vengono trasgredite per lui”; “alle donne offre piaceri più
inebrianti, che, obbligandole a vincere un’abitudine tenace,
gettano l’animo in un turbamento maggiore.”