"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 2, gennaio 2003



 

17. L'Amore vuole tempo da perdere

 “Il dolce farniente (sic) degli italiani è il piacere di godere delle emozioni dell’animo mollemente distesi su un divano, piacere impossibile se si corre tutto il giorno a cavallo o in un droski, come fanno gli inglesi o i russi. Costoro morirebbero di noia su un divano. Non c’è niente da scoprire dentro di loro.” (Framm. 121).

La civiltà ha dato all’uomo abbastanza benessere da ritrovarsi un po’ di tempo vuoto dalle incombenze, tendenzialmente o gravi o atroci, della sopravvivenza. “L’amore è il miracolo della civiltà”  che ha donato agli uomini il tempo libero, dedicabile dunque alle raffinatezze del gusto del bello, della conoscenza di sé e della galanteria.  – Ora però la “civiltà” sta esagerando: sta diventando civiltà industriale, e cioè del lavoro al posto di tutto…  

La catena di montaggio, la sete di denaro e di potere sono nemici mortali dell’amore. L’amore ha bisogni di tempi vuoti da invadere con i suoi batticuore. Cresce bene nelle attese, ed ha quindi necessità assoluta delle dilazioni provocate da quel generatore di indugi e suspanse che è il pudore (cap. XXVI). Per una donna innamorata, darsi subito è sempre un errore. Sul pudore, Stendhal scrive che è un sentimento talmente sottile ed esatto, che sarebbe stato “molto meno vago” se il capitolo del suo trattato “l’avesse scritto una donna.” 

Allo stesso tempo, dev’essere chiaro che il pudore ha senso solo rispetto all’amore, mentre di per sé, soprattutto se protratto all’infinito, è una bestemmia contro se stessi: “Il pudore regala all’amante piaceri che lo lusingano molto; gli fa sentire quali leggi vengono trasgredite per lui”; “alle donne offre piaceri più inebrianti, che, obbligandole a vincere un’abitudine tenace, gettano l’animo in un turbamento maggiore.”