L’amore
dona la “comica virtù della castità”.
Successe
questo: per distrarlo dalla stagnante disperazione per Matilde, degli
amici lo invitarono a una “avventura galante”: ognuno avrebbe goduto
a turno di una meravigliosa ragazza, che lui ricordò poi come una
Venere del Tiziano: fu un “fiasco completo”. Serenamente,
Stendhal non vide nella cosa una prova di scarso vigore ma la conferma
di un amore ancora nella fase della fedeltà inevitabile. Gli amici
invece ne risero e cominciarono a chiamarlo Babilan
(impotente!).
“Fiasco”:
un capitolo intitolato con questa immarcescibile parola italiana, era
stato pensato proprio per il “De l’Amour”. Censurato
dall’autore, lo si trova ora in tutte le edizioni in appendice.
Se
il fiasco
sarà stato di certo un segno di fedeltà, è anche
vero che Stendhal cercò presto il balsamo del sesso con la prima
disponibile: fu una certa Luigina, che gli si concesse il 24 novembre
del 1819, a Grenoble, odiata città natale.
Seguì
la blenorragia, malattia di cui era stato contagiato già a Vienna anni
prima.
Vedi
tu come è fatto l’uomo: il giorno del ritorno blenorragico, è lo
stesso in cui viene infuso dall’ispirazione che gli fece poi meritare
il nome di “day of genius”: nasce lì l’idea di consolarsi di
Matilde, non solo andando con qualche Luigina qualunque, ma scrivendone
in un trattato da intitolare all’amore.