L’editore
di “De l’Amour” si chiamava Mongie: l’accordo era che
si sarebbe fatto carico di tutte le spese, ma che non avrebbe
versato un franco all’autore finché i guadagni non l’avessero
completamente ripagato dell’investimento. Il che non accadde mai.
Stendhal
firma con Mongie il contratto il 6 maggio 1822. La correzione del
manoscritto lo impegna per tre mesi. Il 17 agosto del 1822, esce il
libro: in due volumetti in 18°, ed è, come l’amore, anonimo.
Stendhal
mandò subito una copia al filosofo Tracy. In teoria, anche un
esperto: aveva pubblicato anni prima un suo “De l’Amour”,
ma proprio lui, un mito e un modello per Stendhal, gli confessò
nella lettera gentile di ringraziamento, di non avere capito un acca
della faccenda della “cristallizzazione”; non capì neppure in
quali condizioni disperate il libro fu scritto, e, certo di fare
dello spirito, aggiunse che era sicuro che, come una delle più
famose lettere dei “Legami Pericolosi”
di de Laclos,
anche il “De l’Amour” di Stendhal fosse stato scritto
tenendo i fogli sulla schiena voluttuosa d’una donna appena
goduta.
A
parte ciò, l’esito fu pessimo: nel 1824, e dunque due anni dopo, “De
l’Amour” aveva venduto 40 copie! Pare che l’editore Mongie
fosse un uomo di spirito: disse che il libro pareva un’opera
sacra, visto che nessuno osava toccarla.
Anni
dopo, quando “De l’Amour” diventò introvabile, a chi
gliene chiedeva una copia, Stendhal raccontava che i volumi erano
stati liquidati come zavorra per le navi.