Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 4, aprile 2003

                         

 

Le traduzioni

Raboni, Bufalino, De Nardis, Frezza, ecc.


NUMERO 4

Don Giovanni

di L. Da Ponte & W. A. Mozart

 

 

il libro

l'autore

diari di lettura

figure

la matta

 

 

 

 

Don Juan aux Enfers

 

 

Quand Don Juan descendit vers l'onde souterraine
Et quand il eut donné son obole à Charon,
Un sombre mendiant, l'oeil fier comme Antisthène,
D'un bras vengeur et fort saisit chaque aviron.

Montrant leurs seins pendants et leurs robes ouvertes,
Des femmes se tordaient sous le noir firmament,
Et, comme un grand troupeau de victimes offertes,
Derrière lui traînaient un long mugissement.

Sganarelle en riant lui réclamait ses gages,
Tandis que Don Luis avec un doigt tremblant
Montrait à tous les morts errant sur les rivages
Le fils audacieux qui railla son front blanc.

Frissonnant sous son deuil, la chaste et maigre Elvire,
Près de l'époux perfide et qui fut son amant,
Semblait lui réclamer un suprême sourire
Où brillât la douceur de son premier serment.

Tout droit dans son armure, un grand homme de pierre
Se tenait à la barre et coupait le flot noir;
Mais le calme héros, courbé sur sa rapière,
Regardait le sillage et ne daignait rien voir.

 

 

 

 

LUIGI DE NARDIS 

(Feltrinelli, Milano 1964)

 

Quando giù all’onda sotterranea scese

Don Giovanni e a Caronte ebbe pagato

L’obolo, un triste mendicante, l’occhio

Come Antìstene fiero, afferrò i remi

con braccio fermo, da vendicatore.

Come d’offerte vittime una grande

greggia , coi seni penduli e le vesti

dischiuse, sotto il nero firmamento

donne si contorcevano traendo 

dietro lui un muggito prolungato.

Ridendo gli chiedeva Sgnarello

la paga, e Don Luigi, con il dito

tremante, ai morti erranti sulle rive

indicava quel figlio tanto audace

che rise della sua candida fronte.

Rabbrividendo sotto le gramaglie,

la casta e magra Elvira, accanto al perfido

sposo che fu suo amante, domandargli

sembrava quasi un supremo sorriso

in cui brillasse tutta la dolcezza

del primo giuramento. Dritto e fermo

nell’armi, divideva il nero flutto 

alto un uomo di pietra sorreggendo

la barra del timone. Ma l’eroe

calmo guardava, chino sulla spada,

la spuma, e disdegnava altro vedere. 

 

 

LUCIANA FREZZA 

(Rizzoli, Milano 1980)

 

Quando Don Giovanni verso l’onda sotterranea

discese, ed ebbe dato il suo obolo a Caronte,

uno straccione cupo con l’occhio fiero d’Antistene,

s’impossessò dei remi con gesto di vendetta.

 

Mostrando i seni penduli e le vesti aperte,

donne si torcevano sotto il nero firmamento,

e come un vasto gregge di vittime offerte

dietro di lui muggivano con lungo lamento.

 

Sganarello, ridendo gli chiedeva l paga,

e intanto Don Luigi, con dito tremante,

mostrava a tutti i morti che sulle sponde vagavano

il figlio audace che schernì il suo capo bianco.

 

In lutto, tutta brividi, la casta e magra Elvira,

presso lo sposo perfido, che fu suo amante un tempo,

sembrava reclamare un ultimo sorriso

acceso dalla dolcezza del primo giuramento.

 

Ritto nell’armatura un uomo alto di pietra

Stava al timone e fendeva l’onda nera:

ma il calmo eroe, sulla sua spada raccolto,

fissava la scia e non degnava altro vedere.

 

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ANGELA CERINOTTI 

(Demetra, Milano 1995)

 

Quando Don Giovanni al fiume infernale discese

Pagato l’obolo dovuto a Caronte nocchiero,

mendìco sordido i remi, per vendetta, si prese

e avea lo sguardo, come Antistene, fiero.

 

Mostrando a nudo seni cadenti e vesti aperte,

femmine si torcevano sotto quel nero firmamento,

e come un vasto gregge destinato alle offerte,

dietro di lui muggivano trascinando un lamento.

 

Sganarello ridendo voleva pagato l’ingaggio

E intanto Don Luigi, con il dito tremante,

l’audace figlio che alle canizie fece oltraggio

mostrava alla torma dei morti sulle rive vagante.

 

La casta e magra Elvira sotto il lutto tremava,

vicino al perfido sposo una volta suo amante,

e reclamargli un estremo sorriso sembrava,

acceso di dolcezza come il primo giuramento.

 

Un gigante di pietra, nell’armatura slanciato,

si teneva al timone a fender l’onda nera:

ma il calmo eroe, sullo spadone appoggiato,

fissando la scia non curava altro che c’era.

GIOVANNI RABONI 

(Einaudi, Torino 1987)

Quando scese nell’onda di sotterra

Don Giovanni, e a catone fu l’obolo pagato,

occhio fiero d’Antistene, braccio vindice e forte

un cupo mendicante s’impadronì dei remi.

 

Discinte, i seni penduli, si torcevano donne

Sotto l’ottenebrato firmamento,

come vittime offerte in una mandra immensa

dietro di lui mugghiando lungamente.

 

Ridendo Sganarello reclamava la paga

E con dito tremante Don Luigi

Mostrava ai morti erranti sulle due opposte rive

L’audace schernitore della sua testa bianca.

 

Presso il perfido sposo, già suo amante,

rabbrividiva in lutto la casta e magra Elvira

e sembrava pretenderne un estremo sorriso

dove brillasse il miele del primo giuramento.

 

Dritto e grande al timone nella sua armatura

Un uomo di pietra divideva la tenebra dei flutti;

ma l’eroe era raccolto, calmo, sullo spada

e fissando la scia non degnava altro vedere.

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CLAUDIO RENDINA 

(Newton Compton, 1972 Roma)

 

Quando Don Juan scese all’onda sotterranea,

pagò l’obolo a Caronte, e un mendicante

triste, dall’occhio fiero come Antistene,

afferrò i remi con braccio vendicatore e forte.

 

Mostrando seni penduli tra le vesti aperte,

donne si contorcevano sotto il nero firmamento

lanciando dietro a lui lunghi muggiti:

che grande armento di vittime immolate!

 

Sganarello rideva e reclamava la sua paga;

Don Luis con il dito tremolante

Indicava  tutti i morti vaganti sulle rive

L’audace figlio che derise la sua bianca fronte.

 

La casta e magra Elvira, tra i brividi, in gramaglie,

vicina a quel perfido sposo che fu pure suo amante,

sembrava implorargli un ultimo sorriso

in cui brillasse la dolcezza del primo giuramento.

 

Dritto nella sua armatura, un grande uomo di pietra

Stava al timone e fendeva i neri flutti:

ma l’eroe calmo, curvo sulla sua spada,

guardava la scia e non badava ad altro.

 

GESUALDO BUFALINO 

(Mondadori, Milano 1983)

 

Poi che al guado d’abisso Don Giovanni a Caronte

ebbe sborsato l’obolo, con un fiero cipiglio

d’Antistene e con mani vendicative e pronte

un cupo mendicante ai remi diè di piglio.

Donne dai seni penduli e dalle vesti aperte

Si torcevano sotto il nero firmamento,

e, quel branco di vittime all’ecatombe offerte,

dietro di lui muggivano monotono un lamento.

 

Sganarello, ridendo, chiedeva il suo stipendio,

e Don Luigi alzava l vecchia mano stanca,

per accusare all’ombre vaganti il vilipendio

sparso dell’empio figlio sulla sua fronte bianca.

 

La magra e casta Elvira, chiuso nel lutto il viso

Allo sposo sleale, all’amante impudico,

parea tremando chiedere un ultimo sorriso,

che avesse la dolcezza del giuramento antico.

 

Un grande uomo di pietra, entro l’arme vegliando,

fendea, ritto al timone, la tenebra profonda,

sdegnoso d’ogni vista, l’eroe, curvo sul brando,

solo scrutava il solco della barca nell’onda.

 

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f.c.

 

Disceso don Juan al fiume più nero

e pagato il suo obolo a Caronte,

tetro un mendico, occhio cinico e fiero,

braccio della vendetta, prese il remo.

 

Seni cascanti tra le vesti aperte,

donne si torcono al buio firmamento,

e, grandi greggi di vittime offerte,

dietro gli mugghiano un lungo lamento.

 

L'ingaggio reclamava il servo allegro,

e don Luigi col dito tremante

mostrava ai morti sulle rive erranti

l'ardito che schernì la sua vecchiaia.

 

Trema in lutto la casta e magra Elvira,

presso lo sposo infido e già suo amante,

come un sorriso estremo ad implorargli

che dolce splenda del suo primo voto.

 

Dritta armatura, un grand'uomo di pietra

stava alla barra contro i flutti neri;

ma calmo l'eroe, curvo sulla spada,

guardava la scia, e il resto sdegnava.

 

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