"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 4, aprile 2003


 


 

 

 

Don Giovanni di Lorenzo Da Ponte e W. A. Mozart

 

 

7. Versi da cinque contro versi da otto

 


Siamo poco dopo, l’inizio.

Donna Anna, coraggiosissima, scoperto che stava amoreggiando con uno sconosciuto travestito da suo promesso sposo, cerca ora di trattenerlo per subito punirlo... Da Ponte concentra tutto in una scena molto veloce in cui tutti i personaggi parlano per ottonari:

 

DONNA ANNA: 

Scellerato! 
DON GIOVANNI: 

Sconsigliata!
 LEPORELLO: 

Sta a veder che il malandrino
 Mi farà precipitar!

DONNA ANNA: 

Come furia disperata
Ti saprò perseguitar!
 
 DON GIOVANNI: 

Questa furia disperata
 Mi vuol far precipitar!


Arriva il padre di Donna Anna, il Commendatore, che subito sfida a duello il libertino. Il Commendatore non si esprime nei troppo cantabili ottonari che abbiamo sentito fino ad ora, ma nel ritmo secco del quinario piano. Don Giovanni e Leporello subito s’adeguano. Mozart, da qui alla fine della scena, deve far cantare tre voci di bassi:

 

IL COMMENDATORE:
Lasciala, indegno!
Battiti meco!
 
DON GIOVANNI:
Va, non mi degno
Di pugnar teco. 
IL COMMENDATORE:
Così pretendi
da me fuggir? 


LEPORELLO:
Potessi almeno 

di qua partir! 


DON GIOVANNI:
Misero, attendi,
se vuoi morir!


Il Commendatore viene ferito a morte. Siamo già all’irreparabile. Ora non c’è che l’agonia del povero vecchio. Trio bellissimo, in cui di nuovo torna l’ottonario, per strofe di quartine con l’ultimo verso tronco, sempre con la rima in –ir

 

IL COMMENDATORE:
Ah, soccorso! son tradito!
L'assassino m'ha ferito,
E dal seno palpitante
Sento l'anima partir.
 
DON GIOVANNI:
Ah, già cade il sciagurato,
Affannoso e agonizzante,
Già dal seno palpitante
Veggo l'anima partir.

 

LEPORELLO:
Qual misfatto! qual eccesso!
Entro il sen dallo spavento
Palpitar il cor mi sento!
Io non so che far, che dir.


“Sempre ci punge invano il desiderio di sapere come si fossero svolte le cose tra da Ponte e Mozart durante la composizione. Fu Da Ponte di testa sua a chiedere che s’interrompesse la monotonia degli ottonari? Certo è che il nuovo metro suggerisce al compositore una cellula di cinque note, che, variamente disposta, occupa tutto l’episodio, estenuandosi dai duellanti a Leporello all’orchestra stessa. Nemmeno una volta accade che una delle voci faccia scorrere due note sopra una sola sillaba. Assoluto e totale è il rispetto della musica per la sillabicità del verso di cinque unità. Da questa caratteristica proviene gran parte dell’impressione di bronzea fatalità che l’episodio produce.” (M. MILA, Lettura del Don Giovanni di Mozart, Einaudi).

 


 

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