"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 4 aprile 2003

 


Don Giovanni di Lorenzo Da Ponte & W. A. Mozart

Foto di E. J. Bellocq

 

 

3. Da Metastasio a Lesbonico

 


A 32 anni, alla fine del 1781,Da Ponte arriva a Vienna, dove è appena fallito l'ìannoso tentativo di far nascere un teatro d’opera in tedesco. Colpa dei cantanti forse ancora più della qualità della musica. I cantanti italiani erano ancora impagabili e la nostalgia di ugole miracolose impose il ritorno al meglio.  Ad aprile sarebbe cominciata la nuova stagione e già erano stati ingaggiati cantanti librettisti e compositori: tutti italiani.

Con che background?

 

Un passo indietro: anche Da Ponte, qualche anno prima di essersi trasferito a Vienna, era stato ammesso in Arcadia, nella colonia di Treviso (nella quale si ritrovarono molti nobili locali, essendo lo scriver versi non un mestiere ma prova appunto, direbbe Don Giovanni, di “nobil core”). Era l’8 settembre del 1780. Da Ponte aveva 31 anni. Il nome che scelse fu: Lesbonico Pegasio. 

Il mito era Pietro Metastasio.

“Naturalezza, spontaneità, equilibrio, tranquilla armonia, forme aggraziate ed eleganti, quanto insomma aveva teorizzato e praticato l’Arcadia, trovano nel maggior poeta arcadico, Pietro Metastasio, l’esemplificazione più autorevole. Metastasio attua nel libretto del melodramma una seleziona linguistica notevole. Usa un lessico ridotto, limpido, e una sintassi elementare; una lingua quasi povera, ma anche semplice, chiara, precisa. (…) Le arie sono di levigata contabilità, i segmenti della frase bilanciatissimi. Una misura ritmica guida, prima della musica, il significato, e la convenzionalità concettuale è riscattata entro “oggetti ritmici” in sé perfetti, che trasmettono immediatamente il loro canto fonico-ritmico. Agli antipodi di quello che sarà il linguaggio scabro ed elevato dell’Alfieri, il linguaggio armonioso del Metastasio riuscirà così intelligibile a un vasto pubblico.”

(C. BECCARIA, Dal Settecento al Novecento, in Storia della lingua italiana, Einaudi,  vol. 1).

Da Ponte rubò a Metastasio la prima quartina di un’arietta che il Così fan tutte renderà universale:

 

E’ la fede degli amanti

Come l’araba fenice:

che vi sia, ciascun lo dice;

dove sia, nessun lo sa.

 

Se tu sai dov’ha ricetto,

dove muore e torna in vita,

me l’addita, e ti prometto

di serbar la fedeltà.


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