Franz
Kafka nasce il 3 luglio 1883.
La
sua carta del cielo è davvero impressionante. Tutti i pianeti sono disposti uno di
seguito all’altro, uno accanto all’altro in fila indiana, eppure staccati, senza aspetti significativi. Questo quadro
rende la decifrazione del suo animo difficile e sfuggente; ma se l’isolamento di un pianeta reagisce come punto
debole, come un bisogno
mai colmato, Kafka di vuoti e di fame doveva averne proprio tanti!
Il
Sole nel segno del cancro, unito a Giove, in effetti, dilata questa
oralità, questo bisogno di un “qualcosa”, ma è apparenza:
l’accumulo di pianeti nei
gemelli dimostra un’altra indole, che resta
sommersa, ma dominante. Franz aveva in realtà un animo leggero
e spiritoso, curioso. Allo stesso tempo la sua sensibilità era lucida
e nevrotica, spregiudicata. Una certa freddezza disincantata,
che spiega il suo interesse per il paradosso meccanico, per
l’ingranaggio da smontare, per la vendetta “di parole”,
sempre presenti nei suoi scritti, le cui trame gli valgono
l’aggettivo senza confronto di “kafkiano”.
Nella
sua vita ebbe grande
importanza l’amicizia, focalizzata dalla sua importantissima casa XI,
che lo portò alla ricerca continua di
rapporti elettivi con alcune persone “scelte”. E gli amici
ebbero importanza capitale nella sua vita. Come non ricordare Max Brod,
conosciuto nel 1902, in concomitanza con il passaggio fortunato di
pianeti lenti? Ma c’è di più. Il simbolismo astrologico è
calzante e rivelatore: l’XI casa
indica le relazioni, le idee, ma anche la morte. Agli amici,
che lo assistevano e lo spingevano a pubblicare opere che
altrimenti lui avrebbe gettato alle ortiche,
Kafka dovette la sua fortuna, soprattutto dopo morto, quando
Max, disobbediente al desiderio di distruggere alcuni manoscritti, li
pubblicò.
Quella
di dare alle fiamme i suoi lavori era una specie di mania, spiegata dall’unico
aspetto del suo quadro astrale, Urano in quadratura a Venere e
Mercurio, ma che chiarisce anche la serie di condanne ai suoi
fidanzamenti, sempre interrotti.
I
pianeti, raccolti in un
angolo del cerchio planetario, negano equilibrio alle vicende che scortarono la sua vita. O
bei periodi, o pessimi periodi, senza vie di mezzo. Questa
caratteristica gli fu fatale: nel 1917, è bersagliato dai pianeti,
senza scampo. Dopo aver ricucito il fidanzamento privo di promessa
con Felice Bauer, il 4 settembre gli viene diagnosticata la
tubercolosi.
Dopo
alcuni anni “ambigui” e la corrispondenza con Milena Jesenská,
finalmente una fortunata combinazione astrale gli regala un nuovo
amore, con Dora Dymant, e quell’indipendenza sempre sognata. Dura
poco: l’anno seguente, il 3 giugno,
la morte, travestita da un Urano d’accetta,
sorprende la sua felicità e se lo porta via.
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