"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 3,  marzo 2003


 

Com'è facile fare i difficili!

Sophonysba Poliakov

 


 

Qui si contempla, per cinque minuti che poi ho da tornar alle mie ninfe, il Mistero regale della facilità!… Nell’arte mia musica forse più che in altre fecondo? E certo tutto vorrà essere – la lode di codesto Mistero – tranne che un invito alla scioperataggine d’un talento che s’impoltroni sul proprio stesso dono, e lì s’addorma!… Diamo dunque sempre per laudati soprattutto i calli al sederino presto famoso di Benedetti Michelangeli e l’“inesausto cercar” della Callas! Il casto demone del lavoro!…

Ma basta ouvertures.

La storiella che devo assolutamente dispensarvi oggi, riguarda la miracolosa Martha Argherich, regale Carmencita, splendida di fuoco, rigore e capelli, in Chopin, Bach, Ravel, Beethoven, Franck… continuate voi.

Bene. Ecco la storia, da incoronare in magici silenti aloni di saggezza taoista: quando Martha era una bimba di appena tredici anni, era a Vienna allieva di Friedrich Gulda, un talento a sua volta immane che presto però si stufò di se stesso e si snobbò, riducendosi ad essere appena eccentrico ed intelligentissimo,come dire l’ombra di se stesso. 

La giovane Martha tredicenne con l'estasiato maestro Gulda, a Vienna

 


Lì la bimba, per cotanto maestro preparò in cinque giorni e in imperturbabile innocenza sia il Gaspard de la nuit di Ravel che le Variazioni ABEGG del povero Schumann!… Indi lì spiattellò – ah, vederla! -, perfetta e rapida come una piccola giudiziosa infermiera un’inframuscolare.

Trattasi, come le mie ninfe sanno bene, di pezzi di difficoltà trascendentale non solo per quel che riguarda la pirotecnìa digitale, vezzo post-paganiniano che anche il pianoforte ahimè contaminò, il virtuosismo protervo e da fiera che tanto attira e attizza il neonatale priapismo dell’ennesimo pletorico enfant-prodige… No! La Martha Infanta padroneggiò pagine concettuali fino all’abisso!…

…Eppure, quando il disarmato spirito didatta sbottò in un: “Come hai potuto suonare cose tanto difficili?”

Quel rinato Bambin Gesù al Tempio disse: “Io, che lo fossero, non lo sapevo!”.

Mi sembra che per oggi sia fin troppo.


Martha Argherich, un po' più bimba

P.S.: Come si racconta nelle favole, spesso quella Facilità dagli dèi gratis largita, diventa il dono perduto: perduto perché solo così, nella sua perigliosa assenza, possa essere riconosciuto prezioso! - Così accade spesso con Mozart, che le mie ninfe chissà perché da un po’ detestano, e del quale ormai talmente tanti hanno detto la cosa giusta che non ricordo più se il primo fosse stato proprio il caro Cortot: “troppo facile per un dilettante, troppo difficile per un professionista”… a cominciare dalla conturbantemente amichevole “Sonata facile”… un giochetto che si svelò misterico appena sotto le dita senilmente merline del buddha Arrau, del mago Horowitz!…


 

torna su