Non
si crederà mica che Franz Kafka passasse il tempo solo tra i tomi
austeri di Pascal e Kierkegaard? In una lettera a Milena, scrive una
bellissimo riassunto-variazione sulla Fuga dai Piombi del
meraviglioso libertino:
“Conosci
la fuga di Casanova dai Piombi? Sì, certo la conosci. Vi è
descritta fuggevolmente la più spaventevole specie di prigione, giù
in cantina, al buio, all’umido, al livello delle lagune, si sta
accoccolati su un’asse stretta che quasi tocca l’acqua e questa
sale davvero con l’alta marea, ma la cosa peggiore sono i feroci
topi anfibi, le loro strida nella notte, quel loro tirare e
strappare e rodere (credo che si debba lottare con essi per il pane)
e soprattutto la loro attesa impaziente finché si cade sfiniti giù
dall’assicella…”
Chissà
quando Kafka lesse il libro più famoso di Casanova. Prima o dopo
aver scritto il Processo?
Leggete
qua:
“…e
non sentendomi colpevole non dovevo temere la giustizia del
Tribunale. Mi spiegò allora che un simile tribunale ne sapeva più
di me e poteva attribuirmi dei crimini dei quali mi credevo
innocente; per il momento, perciò, era meglio accettare i cento
zecchini e filare via. Replicai che un uomo non può delinquere
senza saperlo e che mi sarei sentito in colpa verso me stesso se,
fuggendo, avessi fornito agli Inquisitori qualche segno di un mio
rimorso di coscienza che li avrebbe confermati nelle loro
supposizioni.
Conclusi
dicendogli che, essendo il silenzio l’anima di quel gran
Tribunale, sarebbe stato impossibile, se fossi fuggito, conoscere i
motivi dell’inquisizione; il timore che ora poteva spingermi a
partire, in seguito mi avrebbe impedito di tornare…”
(G.
CASANOVA, Storia della mia fuga dai Piombi).
Da
fare un salto sulla sedia!
E
si potrebbe continuare, testi alla mano, a kafkizzare Casanova, a
casanovizzare Kafka:
“Nel
vocabolario critico, la parola ‘precursore’ è indispensabile,
ma bisognerebbe cercare di purificarla da ogni connotazione di
polemica o di rivalità. Il fatto è che ogni scrittore crea
i suoi precursori. La sua opera modifica la nostra concezione del
passato, come modificherà il futuro. In questa correlazione non ha
alcuna importanza l’identità o la pluralità degli
uomini”
(J.
L. BORGES, Altre Inquisizioni).