"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 3, marzo 2003

Racconti di Kafka

Un ghetto nel cuore


 

 

Kafka ha fatto in tempo a conoscere il vecchio e aggrovigliato mondo dell’antico ghetto (Josefstadt). Nelle anguste e tortuose viuzze regnò fino al 1900 una vita umbratile e spettrale. Significativi già i nomi delle case: Alla topaia, Al guanto sinistro, Alla morte, Al pan pepato e una minuscola casetta portava lo strano nome di Senza tempo. ’Decrepite case pigiate l’una sull’altra, case all’ultimo stadio della decadenza con avancorpi e parti aggiunte che sbarravano vicoli angusti. Viuzze tutte curve ed angoli, e in quel caos ci si poteva smarrire senza speranza… passaggi senza luce, tetri cortili. Brecce nei muri e volti come antri…’, così lo descrive il praghese Leo Perutz. 

 

Kafka non ha mai perduto il ricordo di questo mondo singolare, benché vi abbia vissuto solo da bambino. A Janouch diceva ancora: “In noi continuano a vivere gli angoli oscuri, anditi misteriosi, finestre cieche, cortili sudici, bettole chiassose e le chiuse locande. Noi andiamo per e vie larghe della città rinnovata. Ma i nostri passi, i nostri sguardi sono malsicuri. Dentro tremiamo ancora come nelle vecchie viuzze della miseria. Il nostro cuore non sa ancora nulla del risanamento eseguito. La vecchia malsana città ebraica è dentro di noi molto più reale dell’igienica città nuova intorno a noi. Camminiamo sognando ad occhi aperti: noi stessi un fantasma di tempi passati” (G. Janouch, Colloqui con Kafka).

 

Da: K. WAGENBACH, Kafka. Biografia della giovinezza.

 

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