"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 11  settembre  2005

 

 

Marlene Dietrich: parole per la Musa


 

 

16.  Il corpo 

 

 

 


 

“uno dei miei migliori film”

(B. WILDER, su Scandalo internazionale,

in C. CROWE, Conversazioni con Billy Wilder)

«Il corpo “altro” di Marlène, l’inquietante estraneità della sua presenza, il fatto che sia stata (nella fabula) l’amante di un alto dignitario nazista, che le si contrapponga la scialba piattezza della pur brava Jean Arthur (e anche la mediocre “presenza di John Lund), la flagranza che ci assale inopinatamente da quel luogo dello schermo che dovrebbe essere occupato da un rassicurante “segno bidimensionale, il malessere che per tutto questo si insinua nelle strutture della commedia hollywoodiana, dilatandone sottilmente i termini, collocando il film tra quelli “inutili, se non “controproducenti (ma questo va tutto a suo onore), agli effetti del progetto globale di americanizzazione/internazionalizzazione/multinazionalizzazione che la Hollywood degli anni cinquanta si accinge ad avviare.

Contemporaneamente amaro e irridente, il film mette certo a frutto l’esperienza che Wilder si era fatto verso la fine della seconda guerra mondiale come addetto all’U.S. Army’s Psychological Warfare Division. Col grado di colonnello, era tornato in Germania nel 1945, dove sovrintendeva ai programmi di tutti i teatri e le stazioni radio della zona U.S. Si era già detto che era di famiglia ebrea (...). Wilder, dunque, avrebbe tutte le ragioni per volare in soccorso del vincitore, e compiere requisitorie anti-nazi; invece, gli strali della sua satira colpiscono gli americani, sopratutto quelli che a cose fatte si precipitarono ad insegnare agli altri come si dovrebbe vivere. Il peccato che Wilder non può perdonare è il moralismo astratto.»

(A. CAPPABIANCA, Billy Wilder, Il Castoro, 1995)

 


 

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