“Per
una ragazza bruttina, è più facile essere modesta”
(Marlene
Dietrich, Dizionario di buone maniere e cattivi pensieri)
*°*
Da
Mallarmé a Marlene
Visto
che siamo nella galassia di Valéry,
si potrebbe anche raccontarla in questo modo: - Non fu proprio Mallarmé,
come un estremo glossatore del libro di Dio ma già senza Dio, a
sospettare tenacemente che il mondo intero altro non fosse che un
solo grande Libro?
Senza
sprofondarci nel caos di labirinti – basterebbe dalla Cabala
a Galileo a Borges?
– che già solo questo accenno promette, prendiamo la cosa per
quello che è: una verità eclatante. - Ora
di quel libro che è il Cosmo, Marlene
Dietrich è un capitolo perfetto: che leggeremo come tale!
Presa
sul serio, l’impresa
sarebbe demente abbastanza da consumare la vita di intere legioni
straniere: ci sono le parole che ha lasciato tra libri e giornali, e
quelle che per lei sono
state scritte da scrittori per di più laureatissimi (Cocteau,
Hemingway, Remarque…) come dagli
sceneggiatori del miglior cinema del secolo (von
Stenberg, Wilder, Lang, Welles, Hitchcock…).
Anche qui, dunque, le premesse per un lavoro infinito.
E
poi, certo, c’è
una vita che incrocia i gorghi di Spaziotempo più essenziali e
angosciosi del Secolo che facciamo ancora fatica a riconoscere come trascorso:
da Weimar al nazismo, da Parigi a Hollywood: pare che tutto ciò che
chiamiamo Occidente abbia cercato un istante di contatto cone M.D....
*°*
Se
non bastasse, si pensi almeno alla potenza di quest’inizio: per
pura forza artistica, Dietrich e von Stenberg usurparono il titolo
al libro – e che libro! - della vera nascita di Marlene: già
subito dopo il film, Heinrich Mann
non scrisse del Professor
Unrat, ma di Lola-Lola dell’Angelo
Azzurro…
Ma noi sappiamo che non occorre che uno scrittore
sappia ciò che fa, né per chi. La Dietrich provò subito che le
Muse esistono, e che sono loro tutte le parole.